I film del Natale horror? Zombi di Romero e Essi vivono di Carpenter, per riflettere su cosa è davvero importante
Se cercate uno Speciale Natale che vi consigli visioni serene a base di neve, regali e renne, avete sbagliato articolo. Quest’anno di essere teneri e coccolosi non abbiamo voglia: piuttosto, proviamo a dire qualcosa che faccia riflettere tutti sul significato del Natale.
Partiamo dal presupposto che l’arte è cultura e il cinema, definito Settima Arte è cultura anch’esso. Ma cultura che cosa vuol dire? Tra le molte cose, avere una sensibilità tale da riuscire a cogliere significati e suggestioni di un’opera d’arte. Come i sottotesti di un film, ad esempio. Essendo l’arte un bene per tutti, questi messaggi si possono cogliere ovunque, persino in innocui cartoni animati per bambini.
Prendiamo Alien Xmas, su Netflix, che racconta di una razza aliena cleptomane che decide di rubare tutti gli oggetti che ci sono sul nostro pianeta la Vigilia di Natale. Una metafora pura e semplice: gli alieni, privi di sentimenti e incapaci di provare emozioni, vivono le loro grigie esistenze accecati dall’avidità e dall’accumulo seriale senza limiti. Il film, ovviamente, non si fa mancare il solito racconto della magia del Natale, con tutti i suoi sentimentalismi, ma il fulcro resta la critica al consumismo imperante nella nostra società. L’importante è che tu faccia girare l’economia, che consumi, compri e spendi in un circolo vizioso sempre più soffocante.
E la cultura? Un bene non essenziale, superfluo e sacrificabile, come ci viene costantemente e ampiamente dimostrato. La risposta l’aveva già fornita George A. Romero nel 1978 con Zombi.
40 anni e non sentirli. Oltre a essere uno dei capisaldi del genere horror, Zombi è uno di quei film che più invecchia, più diventa attuale, al punto da risultare più tagliente oggi che ieri.
Ha talmente tanti sottostesti e stratificazioni che non basterebbe un libro per sviscerarli tutte: sappiate che era talmente in anticipo sui tempi, che nel 1978 aveva già combattuto e vinto tutte le battaglie che la moderna Hollywood sta portando avanti. C’è un protagonista nero e al film collaborano attori e maestranze appartenenti a varie etnie; c’è una donna (tra l’altro, incinta) che riesce ad emanciparsi e diventare forte quanto e addirittura di più dei suoi colleghi maschi. E c’è la metafora sociale.
Gli zombi ciondolano istintivamente verso un centro commerciale (un concetto talmente poco radicato nell’Italia degli anni Settanta che il direttore del doppiaggio sentì la necessità di spiegare cosa fosse inserendo la battura voice over che «è uno di quei grandi complessi di negozi e supermercati»).
«Ma perchè ritornano in un grande magazzino?» chiede Jane, nel film. «Deve essere l’istinto», risponde Stephen. «Il ricordo di quello che erano abituati a fare. Questo per loro era un posto importante quando erano vivi». Una delle battute più agghiaccianti e profetiche del cinema tutto. In un secco dialogo è racchiuso non solo il significato del film, ma quello della nostra società moderna.
Nel pieno degli anni ’80, in piena epoca Reagan, mentre il sogno americano sembra fiorire come non mai, John Carpenter (uno che non ci è mai andato per il sottile con le metafore) adatta e dirige Essi Vivono. Protagonista è il wrestler Roddy Piper, che interpreta un uomo semplice, proletario se vogliamo, che per caso si imbatte in un paio di occhiali da sole dalle lenti speciali, che gli permettono di vedere oltre il velo dell’apparenza delle cose. Scopre così che il nostro mondo è sotto il dominio di una razza aliena che ci comanda a suon di messaggi subliminali come obbedisci, consuma, sposati e riproduciti. C’è una scena in cui un edicolante sventola una mazzetta di banconote che, in realtà, altro non sono che pezzi di carta con impressa la scritta Questo è il tuo Dio.
Insomma, Essi Vivono è il fuck di Carpenter al capitalismo imperante nella società americana, a quel momento di prosperità e benessere che sa che non potrà durare in eterno, ai colletti bianchi di Wall Street che giocano in borsa con i soldi degli altri. Una scheggia impazzita che si scaglia con violenza contro il consumismo.
Ma Carpenter è solo un altro Don Chisciotte che combatte i mulini a vento. È il 1988 e il film si rivela un mezzo flop. Oggi Essi Vivono è stato ampiamente rivalutato come uno dei suoi capolavori. Oltre al fatto che la sua previsione di una società basata su un consumismo mai sazio è diventata realtà.
Possiamo uscire (anzi, in qualche siamo spronati ad uscire) per andare nei negozi, per fare lo shopping natalizio e per far “respirare” la nostra economia. Ma non possiamo andare in sala e goderci un film o in un teatro a gustarci una commedia o a perderci tra i corridoi di un museo.
Perciò, quest’anno, facciamoci un favore: invece che in un grande magazzino, stiamo a casa a guardare un vecchio film. Magari un horror tra quelli citati. Non saranno film pieni di spirito natalizio, ma contengono più verità di un telegiornale