Alzi la mano chi si è chiesto, in questi anni, dov'è finita la Pixar. Dov'è andata a finire la follia anarchica e sentimentalista dello studio che ci ha regalato la meravigliosa trilogia di Toy Story e il malinconico Wall-E; che è riuscito a trasporre in modo attualissimo Watchmen, trasformandolo ne Gli Incredibili; che ci ha mozzato il fiato con i primi 10 minuti di Up, che ogni volta che li rivedi non riesci a trattenere il groppo in gola.
Dopo quel capolavoro, che assomiglia tantissimo a una seduta dallo psicologo, di Inside Out, la casa di Emeryville si è adagaiata sugli allori, ripiegando su facili sequel dal successo abbastanza garantito e rinunciando all’originalità che l'ha sempre contraddistinta (ricordiamoci che Pixar ha tenuto Disney a galla negli anni più bui della sua animazione).
E così negli ultimi 5 anni, in cui lo studio ha sfornato 5 film, 4 sono sequel (perlopiù dimenticabili, come il vincitore dell’Oscar Toy Story 4) fino ad arrivare a questo amaro 2020. Onward – Oltre la magia ha accusato una distribuzione travagliata a causa dello scoppio della pandemia Covid e ora la Pixar ci dona Soul. Come un vero e proprio regalo di Natale: il film, infatti, è uscito su Disney+ il 25 Dicembre senza costi aggiuntivi, al contrario di quanto accaduto con il live action Mulan.
Come nella miglior tradizione, l’ex studio di John Lasseter ci prende per mano raccontandoci una storia semplice, ma al contempo mettendoci di fronte a temi complessi, a tratti esistenziali: l’anima, le ispirazioni, i sogni di ognuno di noi. Non è un caso che alla regia di Soul troviamo Pete Docter, regista di quelli che sono alcuni tra gli apici massimi dello studio (Monsters & co, Up e Inside Out). Dopo questi lunghi anni, Docter cerca di riportare Pixar sulla strada che aveva da troppo tempo smarrito. E lo fa ripartendo proprio da Inside Out: da lì prende l’ispirazione “metafisica”, psicologica e fortemente introspettiva che rende anche Soul simile a una lunga seduta di psicanalisi.
Nonostante la semplificazione della storia, anche Soul - proprio come il film sulle emozioni - non è un film per tutti. O meglio, è un film talmente stratificato che per comprenderlo appieno bisogna vederlo con la consapevolezza che solo un adulto possiede.
Soul è la storia di Joe Gardner, un uomo di mezza età che ha dedicato la sua vita alla musica, senza però mai ottenere l'occasione di sfondare e dimostrare a tutti il proprio talento.
Proprio quando, finalmente, questa grande opportunità gli si presenta, Joe muore. In un plot-twist alla Psycho. Scopriamo con lui un mondo ultraterreno fatto di anime in cerca della loro scintilla, prima di tuffarsi - letteralmente - sulla Terra per vivere. Joe, il cui destino è l’inevitabile Aldilà, non vuole arrendersi all’evidenza: cercherà in tutti i modi di tornare nel suo corpo per poter rivendicare la sua grande occasione. Nel viaggio sarà accompagnato da 22, un’anima che di vivere non ne ha la minima intenzione. I due, come nei migliori buddy movie, compieranno insieme questo viaggio uscendone entrambi migliori. Perché alla fine Joe siamo noi, adulti schiacciati dalla vita.
Soul non è una metafora, non è nemmeno un viaggio di formazione; somiglia piuttosto a una lenta presa di coscienza da parte sia di Joe che di 22.
È un film ambizioso, senza dubbio, che cerca di trovare risposta a quelle domande esistenziali che assillano l’umanità sin dall’alba dei tempi (e se non è ambizione questa!), dimenticandosi però il linguaggio semplice e immediato con cui Pixar ha raccontato le sue migliori favole. È proprio questa la vera - forse unica - pecca di Soul: restare troppo lontano dal pubblico dei più piccoli, che sono poi il vero target di Pixar. Per parlare di anima e gioia di vivere, non è necessario per forza mostrare l’Aldilà o il centro di addestramento delle anime: tavolta basta una metafora ben fatta, come Il canto di Natale di Topolino.
Perciò sì, Soul è un film molto bello, poetico, profondo. Ma a uno sguardo più distaccato, chiamatelo anche cinico, è un film che nasce dagli stessi autori di Inside Out dopo un periodo di crisi creativa. E che, in un confronto diretto con quell'opera precedente, risulta inferiore. Non è la venuta di un nuovo messia, ma un “semplice” ritorno alle origini. Ma tanto basta per renderci felici. Speriamo che, in futuro, Pixar torni a mostrare più coerenza con il passato. Anche se l’annunciato film sulle origini di Buzz Lightyear un po’ ci spaventa. E comunque, se cercate una risposta al senso della vita, quella è sempre 42.
Genere: animazione
Titolo originale: Soul
Paese/Anno: USA, 2020
Regia: Kemp Powers, Pete Docter
Sceneggiatura: Kemp Powers, Mike Jones, Pete Docter
Fotografia: Ian Megibben, Matt Aspbury
Montaggio: Kevin Nolting
Colonna sonora: Atticus Ross, Trent Reznor
Produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
Distribuzione: Disney+
Durata: 100'