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The Midnight Sky (2020), la recensione: il film Netflix di George Clooney è un bellissimo nulla

18/01/2021 15:23

Marco Filipazzi

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The Midnight Sky (2020), la recensione: il film Netflix di George Clooney è un bellissimo nulla

Gli effetti visivi sono la parte migliore di The Midnight Sky, film diretto e interpretato da George Clooney

Avete presente quando vi prendete una brutta influenza? La testa pulsa, il sangue picchia nei timpani, gli occhi bruciano e la luce vi dà fastidio; la febbre combatte contro la tachipirina che avete ingerito, provocandovi delle scalmane. Ora avete i brividi, ora sembra che vi stiano dando fuoco. Ossa e muscoli doloranti, non riuscite a trovare una posizione che vi dia tregua.

 

Se non avete presente questo letto di dolore, dovreste proprio guardare The Midnight Sky: la sensazione che si prova durante la visione è pressoché identica.

State sfogliando il catalogo Netflix in cerca di qualcosa da vedere e vi imbattete in The Midnight Sky. C’è George Clooney con barba brizzolata e cappello di lana (che sembra la versione nordica di Capitan Findus), l’isolamento artico, una sottotrama ambientata nello spazio che ricorda a lunghi tratti Gravity e che dal trailer non si capisce bene come si incastri con quella sulla Terra. Le etichette indicano: fantascienza, fantasy, inquietante.

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La trama, secondo quanto riporta Netflix: «Dopo una catastrofe globale, uno scienziato solitario di stanza nell’Artico cerca di contattare un equipaggio di astronauti per avvertirli di non tornare sulla Terra».

Tanto basta a convincervi a schiacciare play. I primi sintomi della febbre ci assalgono dopo una mezz'oretta di visione, all’ennesima sequenza in cui il barbuto George si aggira nel silenzio della sua base immersa nella neve, attraverso inquadrature che sembrano quadri e urlano da ogni angolazione “film d’autore!”. Come se realizzarne uno di pura fantascienza fosse un crimine. Perchè sì, nel 2021 stiamo ancora a fare distinzione tra cinema d’autore e cinema di genere. Il risultato? Film vacui, vuoti, inconsistenti come The Midnight Sky.

Però, dai, andiamo avanti. In veste di regista Clooney ha diretto Confessioni di una mente pericolosa e soprattutto Good Night, and Good Luck, quindi a un certo punto arriverà il guizzo, la scintilla, il barlume di speranza. E in effetti, con l’entrata in scena del personaggio della giovane Iris un po’ la situazione si risolleva.

A patto di non domandarsi mai il motivo per cui una bambina sia rimasta nella stazione artica mentre tutti, suoi genitori compresi, se ne siano andati senza accorgersi della sua mancanza: uno dei più grossi WTF mai visti, una roba a cui confronto Mamma ho perso l’aereo è neorealismo. Ma, quantomeno ci sono delle righe di dialogo che spezzano un po’ la monotonia e danno una piccola, piccolissima, spinta narrativa al film. In realtà è solo un'illusione, la sensazione di sentirci meglio poco prima che l’influenza ci travolga ancora. 

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Quando Augustine Lofthouse (così si chiama il personaggio di George Clooney) e Iris escono dalla stazione attraversando una landa ghiacciata, mentre imperversa una tempesta di neve, il gelo ci entra nelle ossa. I pensieri perdono coerenza e iniziamo a sragionare. Il tempo si dilata, le lancette si trascinano, i minuti diventano ore e il film rallenta, liquefacendosi sino a farvi perdere del tutto la cognizione del tempo.

La seconda metà di The Midnight Sky (circa 60 minuti) pare durare di più dell’edizione estesa dell’intera trilogia de Il Signore degli Anelli.

 

Succedono una serie di cose inconsistenti, l’equipaggio dell’astronave è composto da figurine monodimensionali al cui confronto Terminator 2 di Bruno Mattei sembra scritto da Aaron Sorkin. Personaggi di cui non vi frega nulla blaterano sullo schermo, mentre nel vostro delirio febbricitante un barlume di lucidità vi fa ipotizzare come andrà a finire il film. E incredibilmente, nonostante tutta questa sofferenza, nonostante la mente opacizzata, la vostra previsione si dimostra esatta! Nemmeno la soddisfazione di venire spiazzati da un colpo di scena finale. Nulla.

L’unica ricompensa è che finalmente iniziano a scorrere i titoli di cosa e voi potete addormentarvi, doloranti ma sereni. Una volta guariti resterà solo la percezione di esservi fatti un brutto trip e il ricordo di effetti visivi dalla qualità davvero altissima, che offrono parecchi momenti di space-porn. Ma ciò non basta per giustificare due (giorni?) ore di nulla siderale che scorrono sullo schermo.

 

La prossima volta mettete direttamente un documentario di National Geographic così, oltre a immagini evocative, vi portate a casa anche qualche nozione scientifica che non fa mai male. E soprattutto non vi lascerà la sensazione di aver sprecato due ore della vostra vita.


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Paese, Anno: USA, 2020

Genere: drammatico, fantascienza, thriller

Regia: George Clooney

Sceneggiatura: Mark L. Smith

Fotografia: Martin Ruhe

Montaggio: Stephen Mirrione

Interpreti: George Clooney, Felicity Jones, David Oyelowo, Sophie Rundle, Caoilinn Springall, Kyle Chandler, Ethan Peck, Miriam Shor, Demian Bichir, Tim Russ, Tiffany Boone, Edan Hayhurst, Atli Óskar Fjalarsson

Produzione: Anonymous Content, Netflix, Smokehouse Pictures, Syndicate Entertainment, Truenorth Productions

Distribuzione: Netflix

Colonna sonora: Alexandre Desplat

Durata: 118 min

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