Sin dal 2009, ai tempi in cui il primo The Human Centipede deludeva (in parte) le aspettative del pubblico, Tom Six aveva in mente di realizzare una trilogia. Coerentemente con questa idea, il suo primo film è, non a caso, sottotitolato come First Sequence: per settare il mood e vedere come il pubblico avrebbe reagito all’idea.
Con il secondo film, uscito nel 2011, prende atto delle critiche che gli erano state mosse e decide di alzare (decisamente) i toni, assecondando i gusti del pubblico e realizzando un mezzo capolavoro del cinema estremo contemporaneo. Per il terzo episodio, il capitolo conclusivo della trilogia, aumenta ancora di più il volume, sino a farlo diventare assordante. Il problema è che lo fa nel modo sbagliato, ovvero letteralmente.
Il film inizia con i titoli di coda del primo film sul finale del secondo, in una matrioska la cui cornice è: William Boss (Dieter Laser, il mad doctor del primo film) e Dwight Butler (Laurence R. Harvey, Martin nel secondo film) stanno finendo di vedere il film. I due sono rispettivamente il direttore e il contabile di una prigione federale del Texas (intitolata a George H.W. Bush), messi alle strette dal Governatore (interpretato dal premio Oscar Eric Roberts, da sempre estimatore della saga), con la minaccia di ridurre i costi di gestione, pena il licenziamento.
La soluzione messa in atto dai due è... trasformare i detenuti in un gigantesco centipede umano!
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Tutto sommato l’idea alla base del film è buona: si scosta dai due precedenti, trova una location abbastanza originale e alza l’asticella coinvolgendo centinaia di persone in questa folle operazione.Â
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Il problema è come tutto questo viene gestito (o meglio, non-gestito) da Tom Six: pare essersi seduto sulla sua sedia da regista, avere descritto in maniera approssimativa agli attori ciò che deve succedere in scena e poi dato completa carta bianca a Dieter Laser. Peccato che Laser sia uno di quegli attori (un altro esempio è Nicholas Cage) che va arginato, contenuto, indirizzato, altrimenti ha la facile tendenza a sbroccare, andare in overacting e trasformarsi in un buco nero che risucchia il film.
In Human Centipede 3, praticamente, in un’ora e un quarto c’è solo Laser che urla, sbraita, impreca, si dimena e fa strane mosse sfoggiando tutta la sua assurda fisicità , impadronendosi di ogni scena decisamente oltre il necessario e oscurando qualsiasi altro personaggio.
Ed è davvero un peccato perché il suo comprimario Laurence R. Harvey (che per l’occasione sfoggia un paio di baffetti hitleriani) ha qui finalmente l’occasione di dimostrare a tutti che è un attore in grado di reggere benissimo la scena, il solo che cerca in qualche modo di arginare la follia dilagante di Laser.
Un’altra nota dolente è il tasso di violenza, relegata a poche scene quasi marginali, anche se va ammesso che quando vengono buttate in faccia allo spettatore sono decisamente d’impatto. Dettagli fin qui mai mostrati sono delle vere chicche, ma si perdono nel mare di noia del film. E anche l’idea di trasformare tutto in una parabola metacinematografica, facendo apparire lo stesso Tom Six nei panni di se stesso, è un’idea divertente, ma sterile.
Peccato perché visto gli inizi, era lecito sperare che la saga di The Human Centipede si chiudesse con il botto. Invece ci sono solo le urla rabbiose di Dieter Laser e poco altro. Speriamo che con The Human Caterpillar, attualmente in fase di sceneggiatura, Tom Six ritrovi il proprio estro.
Genere: horror, estremo
Titolo originale: The Human Centipede 3 (Final Sequence)
Paese, Anno: Paesi Bassi, 2011
Regia: Tom Six
Soggetto: Tom Six
Sceneggiatura: Tom Six
Fotografia: David Meadows
Montaggio: Nigel de Hond
Effetti speciali: John Schoonraad, Joost Hagedoorn
Interpreti:Â Dieter Laser, Laurence R. Harvey,
Eric Roberts, Robert LaSardo, Tommy Lister
Musiche: Misha Segal
Produzione: Six Entertainment
Durata: 102'