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Loki (2020): la recensione della prima stagione della serie Disney + che dà l'avvio al Multiverso

25/08/2021 11:00

Samantha Ruboni

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Loki (2020): la recensione della prima stagione della serie Disney + che dà l'avvio al Multiverso

Una nuova serie tv dedicata al MCU è arrivata questa estate su Disney +: Loki

Dopo Wanda Vision e Falcon and The Winter Soldier, una nuova serie tv dedicata al MCU è arrivata questa estate su Disney +: Loki

Basata sul personaggio del mondo di Thor, Loki si svolge dopo gli avvenimenti del film Avengers del 2012, dove il Dio dell'Inganno aveva rubato il Tesseract, un cubo che ospita la Gemma dello spazio, una delle gemme dell'Infinito.

 

Questa gemma, che permette al suo possessore di controllare lo spazio, dandogli la possibilità di viaggiare attraverso la galassia in qualsiasi istante, è fonte di potere illimitato. 

Di che cosa parla Loki

Dopo che Loki (Tom Hiddleston) scappa grazie al potere del Tesseract, crea una versione alternativa di sè, che diventa protagonista della serie: la versione alternativa del Dio dell'Inganno viene catturata dalla Time Alliance Authority, ovvero la TVA, una sorta di organizzazione che controlla le linee temporali e fa sì che realtà alternative non vengano create, per mantenere la realtà in equilibrio.

 

Loki capisce però che qualcosa non va in questa TVA e che anche le varianti hanno il diritto di esistere. Con l'aiuto di Mobius (Owen Wilson), un agente TVA, Loki cercherà le sue varianti per arrivare a capo di ciò che sta accadendo nello spazio-tempo.

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Che cos'è il Multiverso

La Time Alliance Authority introduce una tematica che sarà molto sentita nei prossimi anni nel MCU: il Multiverso. Dentro Marvel, il Multiverso è un’intuizione narrativa geniale che ha permesso di scrivere diverse versioni dello stesso personaggio, senza andare a intaccare la continuità narrativa delle varie tipologie di storie.

 

Quella che viene denominata continuity ufficiale - per intenderci, quella dei fumetti - è ambientata su Terra 616; la MCU, quella ambientata nei film, è su Terra 199999. Giusto per farvi capire quante possibilità narrative si andranno ad aprire con questa apertura verso il Multiverso: praticamente si può scrivere e raccontare di tutto per ogni tipo di personaggio. 

Con la serie Loki, e soprattutto con il suo finale - senza spoiler - inizia una nuova fase, che già vediamo nei trailer di film protagonisti della prossima stagione cinematografica, come Spider Man: Far From Home e Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Ecco allora che la serie Loki diventa indispensabile per capire e comprendere tutto il casino (diciamolo) che succederà nei prossimi film.

La TVA quindi, non è solo un modo per mettere in difficoltà il Loki sicuro e spavaldo che conosciamo, ma anche un modo per introdurre l’aspetto dei viaggi nel tempo, dando una nuova prospettiva su tempo e spazio. Questa difficoltà conduce Loki nella serie a dubitare di sè, portandolo al di fuori della sua comfort zone e facendo quindi vedere un suo lato inedito. Anzi, sette lati inediti.

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Le Varianti: i 7 Loki

I Loki che vedrete nella serie saranno sette, circa. Così tante varianti sono necessarie per comprendere uno dei personaggi più criptici della storia dei comics e non solo, anche della mitologia.

 

La serie si rivela quindi una sorta di viaggio attraverso le varie personalità di Loki. Il protagonista della serie è una versione più amichevole e sensibile rispetto al Loki che siamo abituati a vedere; è destabilizzato e pentito di alcune scelte fatte. 

La seconda versione è il cuore della serie, una versione al femminile, Sylvie (Sophia di Martino): il Loki al femminile migliore che potessimo chiedere. Una donna in fuga, combattiva e guerriera, che si salva da sola e combatte con tutte le sue forze. Ha il potere di manipolare la mente degli altri attraverso i ricordi, indizio che la identifica come L’Incantatrice.

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Troviamo poi un Old Loki, stanco e solitario, interpretato da Richard E. Grant, il quale senza dubbio è stato ispirato al Loki di Jack Kirby. Della sua interpretazione, Grant ha detto: «Loki è un immortale e c'è da pensare a quanto possa essere solitaria un'esistenza come la sua. È l'elemento che ho voluto mettere in evidenza».

Kid Loki (Jack Veal) è giovane e risoluto, identico a quello apparso in Loki: Agente di Asgard. Loki il Degno (Deobia Oparei) è invece la variante con il martello di Thor in mano, una visione alquanto destabilizzante; dice di avere sconfitto sia Capitan America sia Thor e di avere conquistato tutte le Gemme dell’Infinito, ma non sappiamo se è vero dal momento che le altre varianti lo zittiscono.

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La variante più memata di tutte è quella di Loki alligatore. Il mito qui ci può venire in aiuto: sappiamo che Loki è mutaforma e può trasformarsi in mosca, pulce, cavallo, falco, salmone, foca. Può dunque trasformarsi anche in alligatore, anche perchè ricordiamo che Loki è padre di un serpentone, quindi i rettili fanno parte del suo curriculum.

 

Tuttavia, la spiegazione che ci dà lo sceneggiatore Michael Waldron, autore anche della serie Rick and Morty, è molto più semplice: «Stavamo parlando del fatto che volevamo mostrare diverse versioni di Loki nella serie. E mi sono detto: dovrebbe esserci un Loki alligatore. Mi hanno chiesto: "perchè?" E io: "perchè è verde"». Ciò spiega anche perfettamente il tono della serie.

 

L’ultima variante è quella più cattiva, Dark Loki, che vediamo per pochissimo tempo, ma che riconosciamo nel personaggio visto nel comic Vota Loki.

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A bit of both

È ormai cosa nota e ufficiale che Loki sia il primo personaggio Marvel bisessuale. Lo ha confermato anche la regista Kate Herron, che ha dichiarato: «Dal momento in cui mi sono unita al team era molto importante raggiungere come obiettivo la bisessualità di Loki. È parte di chi lui è e di chi sono anch’io. So che questo è un piccolo passo ma sono felice, e il mio cuore è così colmo di gioia per il fatto di poter dire che ora è canonico nel Marvel Cinematic Universe». Una notizia che apre le porte MCU alla comunità LGBT+ dando spazio a nuovi personaggi già visti anche nei comics.

Sylvie è amata da Loki ma è anche la parte femminile di Loki. Se andiamo a prendere il mito norreno, Loki viene accusato dagli popolo degli Altri di comportarsi e di giacere come una donna e di avere comportamenti effeminati. Sempre Loki, nel mito, partorisce il Divino Cavallo a otto zampe Sleipnir, cavalcato poi da Odino; d’altronde era proprio Odino a definire Loki mio figlio e anche mia figlia.

 

Questa evoluzione che vediamo nello show dedicato a Loki su Disney+ è fondamentale, soprattutto in una serie che parla di identità: ha le sue radici nel passato, ma allo stesso tempo parla di futuro. 

Non solo per Marvel addicted

Per anche chi è a digiuno di Marvel and co., ma appassionato di fantascienza, Loki potrebbe essere una piacevole scoperta. La prima cosa che viene in mente a guardare la serie Disney+ è la burocrazia opprimente vista nel Brazil di Terry Gilliam, con quell’atmosfera da futuro distopico fatto di cemento e timbri.

 

La tematica dello spazio-tempo porta subito la mente a Doctor Who, soprattutto nella puntata Lamentis, che i veri whovians hanno subito affiancato alla undicesima puntata della terza stagione del Dottore, intitolata Utopia.

 

Questi sono solo alcuni dei riferimenti di una serie che alla sua presentazione è stata definita «un grande prodotto di fantascienza con il cuore». Non vediamo l’ora di vedere la seconda stagione!

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