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Great Freedom (2021), la recensione del film di Sebastian Meise: un dramma carcerario queer

28/02/2023 11:19

Mattia Salvi

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Great Freedom (2021), la recensione del film di Sebastian Meise: un dramma carcerario queer

Il nuovo film di Sebastian Meise, con Franz Rogowski e Georg Friedrich su Mubi.

Vincitore della sezione Un Certain Regard della 74ª edizione del Festival di Cannes, Great Freedom è il nuovo film di Sebastian Meise, con Franz Rogowski Georg Friedrich. Disponibile in Italia dal 27 gennaio su MUBI, l’ultimo lavoro del regista austriaco è un toccante kammerspiel ambientato nella Germania dell’immediato dopoguerra.

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Anche dopo la caduta del regime nazista, in Germania resiste il discusso paragrafo 175, un articolo del Codice penale tedesco che considera i rapporti omosessuali tra uomini un crimine punibile con l’incarcerazione.

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In Great Freedom, vittima di tale assurdo paragrafo è Hans (Franz Rogowski), un giovane che già durante la guerra era stato recluso nei campi di concentramento per i suoi “inaccettabili” gusti sessuali.

E così, in un periodo che va dal 1945 ai primi anni ’70, Hans è costretto a scontare più volte una pena ingiusta e disumana, trovando come unico conforto l’amicizia con il compagno di cella Viktor (Georg Friedrich), un omicida dal carattere ruvido.

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Sebastian Meise è una voce interessante del panorama cinematografico europeo; nella sua filmografia spiccano opere dalle tematiche piuttosto audaci, come il lungometraggio Still life e il documentario Outing, entrambi scioccanti disamine sulla pedofilia.

 

Con Great Freedom, il regista austriaco sforna un altro prodotto difficile da digerire, sul quale tra l'altro era assai semplice incappare in sterili espedienti melodrammatici o inutili pietismi.

Perché fondere dramma carcerario e racconto a tinte queer è un rischio che soltanto la fermezza di un autore esperto può raggirare. Il film di Meise, per fortuna, non è soltanto un pericolo scampato. È una parabola tanto aggraziata quanto crudele, dove la Piccola storia riesce ad oscurare la Grande Storia.

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La fine della Seconda Guerra Mondiale, lo sbarco sulla Luna e l’abrogazione del paragrafo 175 sono infatti importanti eventi storici che Great Freedom affronta solo accidentalmente, e che poco impattano sulla vita del povero Hans. La quotidianità, l’indispensabile ora d’aria e le fugaci chiacchierate con gli altri reclusi sono le uniche cose che scandiscono un’esistenza sofferta, ma che alla lunga si rivela l’unica esistenza possibile.

 

Perché là fuori – il destino del Brooks de Le ali della libertà l’ha spiegato bene – sembra non esserci posto per un’anima frangibile come quella di Hans; nemmeno la cancellazione del paragrafo può garantirgli quella great freedom che così luminosa campeggia sull’insegna di un locale notturno da lui frequentato. Ironia della sorte, la sola libertà possibile per l’uomo si trova in carcere, tra le braccia di Viktor.

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Pertanto, è una sceneggiatura intelligente e asciutta la vera punta di diamante del film: impreziosita da uno stile quasi documentaristico che ben si presta a rivelare la complessa interiorità dei personaggi, la scrittura di Great Freedom esalta le performance di Rogowski e Friedrich, i quali, pur lavorando spesso di sottrazione, danno una profondità sorprendente ai rispettivi personaggi.

 

La loro è una vera e propria gara di bravura che Meise, ispirandosi alla regia intensa del suo maestro Rainer Werner Fassbinder, dirige in modo rigoroso, senza mai sprecare un minuto di pellicola.

Apprezzabile, inoltre, la fotografia di Crystel Fournier, che con un sapiente uso della luce naturale dilata la sospensione della prigionia fisica e mentale di Hans. Una prigionia nociva e salvifica allo stesso tempo, sullo sfondo di un paese incapace di progredire.


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Titolo originale: Große Freiheit

Genere: drammatico
Regia: Sebastian Meise

Sceneggiatura: Sebastian Meise, Thomas Reider
Fotografia: Crystel Fournier
Paese, anno: Austria/ Germania, 2021
Interpreti: Franz Rogowski, Georg Friedrich, Anton von Lucke, Thomas Prenn, Johannes Cramer, Ulrich Faßnacht, Alfred Hartung, Klaus Huhle, Andreas Patton, Joachim Schönfeld, Ernst Sigot, Thomas Stecher, Fabian Stumm, Daniel Wagner
Produzione: FreibeuterFilm, Rohfilm

Durata: 116’
 

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