Quando (2023), la recensione del film di Walter Veltroni con Neri Marcorè: una storia di memoria e futuro

Giovanni si risveglia, nel 2014, dopo 31 anni di coma e il suo ultimo ricordo è di aver partecipato al funerale di Berlinguer quando aveva 18 anni. Proprio durante quell’evento è stato colpito in testa dall’asta di una bandiera e la sua vita si è fermata. 

Quando è un film di Walter Veltroni, tratto dall’omonimo libro del 2017. Viene definito una commedia, anche se leggendone solamente la trama potrebbe sembrare il tipico film pesante e infinito. La verità è che questa pellicola supera ogni aspettativa, riuscendo a mescolare perfettamente la comicità del linguaggio con l’impatto emotivo della storia narrata. 

Veltroni, durante un’intervista, definisce il libro e il film come una «storia di memorie e di futuro» ed è la definizione migliore che potesse essere fatta. Lo spettatore viene spostato avanti e indietro nel tempo, dal 2015 al 1984, rivivendo insieme al protagonista tutti gli eventi che lo hanno portato al fatidico incidente. Al tempo stesso si ritrova a familiarizzare con lui, a sperare che possa adattarsi alla nuova vita che si ritrova. 

 

I riferimenti storici diventano una costante nella narrazione, sottolineando la differenza della realtà che Giovanni ricorda rispetto a quella che invece sta vivendo. 

Sotto ammissione dello stesso Neri Marcorè (che interpreta Giovanni) la difficoltà principale nell’interpretare il suo personaggio è stata quella di «restituire lo sguardo, l’innocenza e la speranza» che un ragazzo dovrebbe provare. Per quanto il linguaggio possa essere comico e leggero, infatti, non è altro che una copertura, un tentativo di mascherare la fragilità e il sentimento di confusione che prova un giovane di 18 anni intrappolato nel corpo di un cinquantenne. Marcorè è circondato da un cast esemplare, a iniziare da Valeria Solarino (Suor Giulia) fino ad arrivare a Stefano Fresi, comparsa nel ruolo del cameriere. 

La canzone Buon Viaggio di Cesare Cremonini diventa la colonna sonora del film, trasmettendo le sensazioni che lo stesso autore e regista ha ammesso di voler trasmettere tramite la storia narrata: «Ci si diverte, ci si commuove» e ancora «un film che lascia un tratto di speranza».

 

Perché sebbene molte scene toccanti non possano far a meno di lasciar versare qualche lacrima allo spettatore, il personaggio di Giovanni non perde la speranza: di rincontrare la sua - ormai ex - fidanzata Flavia (Olivia Corsini), di riprendersi la sua vita, di riuscire ad imparare ciò che è accaduto negli anni di vita che ha perso.

Non si prova nostalgia, come molto spesso capita quando si parla di film che raccontano degli anni ’80, ma anzi non si può far a meno di ammirare il modo in cui la nostra realtà sia migliorata. E, sotto alcuni aspetti, anche peggiorata. Perché un semplice evento come la caduta del muro di Berlino, che alle generazioni odierne sembra un passato molto lontano, in realtà non è così remoto e non deve assolutamente rischiare di essere relegato a un evento che si legge nei libri di scuola.