Emily (2022), la recensione del film con Emma Mackey: la storia dell'autrice di Cime Tempestose

Chiunque abbia una passione per il period drama e per le storie romantiche - e inglesissime - non può che avere in testa la passione ardente tra Heathcliff e Catherine che infiamma le pagine dell’unico romanzo di Emily Brontë, Cime tempestose.

 

Il biopic Emily, scritto e diretto da Frances O'Connor, vuole raccontare la storia che sta dietro al romanzo. Scoprire chi è Emily Brontë (interpretata da Emma Mackey) e capire perché ha scritto un libro come Wuthering Heights.

Dalla morte della madre che la tormenta agli spiriti che abitano la casa in cui Emily vive insieme alle sorelle - Charlotte (Alexandra Dowling) e Anne (Amelia Gething) - e al fratello viveur Branwell (Fionn Whitehead), tenuti sotto controllo dal rigido sguardo del padre Patrick (Adrian Dumbar).

Cerca di diventare istitutrice come la sorella Charlotte, ma fallisce; e grazie a Bradwell scopre la libertà artistica e personale: inizia così a scrivere le sue prime poesie e a cercare passioni e piaceri. Ma, nonostante la sua personalità sia irrefrenabile, la realtà conduce Emily a vivere tormenti che la porteranno - a meno di trent’anni - a scrivere uno dei libri più importanti della letteratura inglese.

Molto si è scritto sulla famiglia Brontë, eppure di Emily continuiamo a sapere poco: tanto sulle sue poesie quanto sulla genesi di Cime Tempestose possiamo soltanto avanzare delle ipotesi.

Sappiamo che Emily Brontë nacque nel 1818 e crebbe a Haworth, piccolo paese dello Yorkshire. Perse nel 1821 la madre e a poca distanza nel 1825 le due sorelle maggiori, Maria ed Elizabeth, morte di tubercolosi. Tutte e tre le sorelle Brontë rimaste si dedicarono alla scrittura, esordendo nello stesso anno, nel 1847: Emily con Cime Tempestose, Charlotte con Jane Eyre e Anne con Agnes Grey.

Sappiamo che Emily era estremamente riservata e le notizie su di lei sono rare e frammentarie. Frances O’Connor ha deciso quindi di estrapolare da Cime Tempestose quello che poteva essere il vissuto di Emily e di dare una sua versione della scrittrice; senza per forza farne una ricostruzione storica, ma offrendo una versione romanzata della sua vita. 

 

Il film è un ritratto di Emily Bronte in bilico tra realtà ed immaginazione.

L’unica testimonianza della vita di Emily, infatti, è quella che ci ha lasciato Charlotte: ma sappiamo che l'autrice di Jane Eyre aveva persino rieditato alcune lettere della sorella, quindi possiamo fidarci solo fino a un certo punto. Il rapporto tra Emily e Charlotte, del resto, ha sempre avuto punti oscuri. tra rivalità e diffidenza, affetto e devozione, il film di O'Connor ne offre una bella rappresentazione.

Emily Brontë è una donna contemporanea: ribelle, sensibile - anche un po’ dark se vogliamo - e in lei molte di noi possono riconoscersi e identificarsi. La scrittrice definita come la sfinge della letteratura inglese in questo film ottiene invece corpo, personalità e voce: non è più una leggenda del passato, ma una donna in carne ed ossa. 

È interessante inoltre come, con l’espediente di una maschera orientale, si riesca a aggiungere una vena horror alla storia di Emily: vena inattesa, questa sfumatura va a completare la storia della scrittrice. Si tratta di una maschera che azzera le emozioni, tramite tra due mondi, che ci fa comprendere come Emily sia un personaggio immortale. Una donna che vive con i fantasmi e con la morte, con le morti che dovrà affrontare. Saranno proprio gli spiriti del passato, fatti entrare all’alba aprendo la finestra, a ispirare Emily nella sua opera.

In Emily Frances O’Connor riesce a dosare sia le vicende biografiche di Emily e della sua famiglia, ma anche dare spazio al processo creativo della scrittrice, che l'ha accompagnata verso il suo capolavoro. Un ruolo fondamentale, in questa messa in scena, ce l'ha ovviamente Emma Mackey - star di Sex Education - attrice perfetta nei panni di Emily Brontë.