Michel Gondry, dopo otto anni di inattività cinematografica, torna a scrivere e dirigere per il grande schermo una commedia autobiografica - presentata al Festival di Cannes e in uscita a novembre nelle sale italiane - attraverso la quale racconta gli psicodrammi e le disavventure affrontate durante il suo “recente” processo (ri)creativo.
Marc, un regista eclettico alle prese col montaggio del suo nuovo film, entra in crisi poiché si sente sminuito dai produttori e decide di rifugiarsi, insieme ai collaboratori artistici più fidati, nella casa in montagna dell’amata zia, per concentrarsi sul progetto senza influenze esterne. Arrivato sul posto, inizia però a divagare perdendosi tra le proprie psicosi che sfoga con la realizzazione di rocambolesche idee, una più folle e imprevedibile dell’altra.
Nel frattempo, ecco l’illuminazione: scrivere un “libro delle soluzioni”, che contenga la risposta ad ogni problema.
Tra i film di Michel Gondry, Il Libro Delle Soluzioni è quello che più assomiglia a Eternal Sunshine Of The Spotless Mind. Per l’assenza di artifici visivi, certo, ma soprattutto per la regressione infantile di un protagonista – in questo caso, più che in ogni altro, dichiaratamente il suo alter ego – che chiede una liberazione dalla gravosità del quotidiano e forse anche semplicemente che qualcuno si prenda cura di lui.
In tal senso, il Marc di Pierre Niney è il Joel di Jim Carrey nell’esatto momento in cui si rimpicciolisce per nascondersi sotto al tavolo cercando le attenzioni della Clementine di Kate Winslet, la quale da persona amata diventa tutrice e madre.
Le Clementine de Il Libro Delle Soluzioni sono i collaboratori di Marc, costretti a stare al gioco nei suoi giochi; ma anche Gabrielle, simbolo puro e incontaminato dell’amore e in particolare sua zia, figura reale e realmente calzante in questo (s)comodo ruolo.
L’eterna letizia della mente candida di Gondry non passa, come potrebbe sembrare, per la rimozione, bensì per la ri-emozione dei ricordi e delle idee, frammenti da recuperare e da ripercorrere smarrendo l’ordine, da ricreare per comporre qualcosa di fantastico, in tutti e per tutti i sensi.
E allora, oltre al celebre film scritto con Kaufman, riecheggia – anche per il rapporto strettamente meta filmico – fortissimo lo spiazzante e (ri)avvolgente Be Kind Rewind – Gli Acchiappafilm: qui il protagonista emana un potente campo elettromagnetico che rende inutilizzabili le videocassette della videoteca del suo migliore amico ed è costretto, insieme a quest’ultimo, a girare in maniera amatoriale i rifacimenti di tutti i film più voluti dai clienti.
La nuova opera del regista francese, sospesa, intima, senza dubbio sofferta - considerato il tempo che ha preceduto la sua concezione - è rivelatrice di (in)edite pulsioni autoriali che gettano le basi per una seconda (più leggera) apoteosi artistica. È una specie di manuale sgangherato e assolutamente non didattico sulla creatività e sulle svariate derive che può – e coloro che la sperimentano con dedizione possono – conoscere.
Allo stesso tempo, è una riflessione su come proprio l’applicazione vorticosa e incontrollata di questa creatività sia diventata per lui motivo di procrastinazione e incertezza, di un esilio (r)esistenziale e di una incapacità decisionale patologica e spinta all’eccesso.
Per scandagliare tutte le complesse nervature del proprio funzionamento interiore, Michel Gondry sceglie il tono della commedia surreale, tra colpi di mimo, gestualità teatrale e battute permeate di irresistibile cinismo.
Lo fa con grande mestiere poiché in questo film - oltre a provare tenerezza e una stringente nostalgia - si ride tanto, di gusto, servendosi dell’ironia stralunata che lo contraddistingue e senza mai prendersi sul serio; anzi permettendo a uno scatenato Pierre Niney di calcare la mano dell’assurdo.
Gondry riesce anche a far emergere l’aspetto più delicato ed emozionante di quella che è stata la sua depressione e i picchi di genialità che può raggiungere vivendo la creatività con gioia, come nella scena in cui Marc dirige un’orchestra trasformando i movimenti del proprio corpo in (improvvisato) spartito.
Grazie al documentario Michel Gondry, Do It Yourself di François Nemeta, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, abbiamo avuto modo di conoscere ancora più a fondo la personalità esplosiva di uno degli artisti che ha rivoluzionato la ricerca dell’arte visiva musicale e cinematografica. Ma questa nuova parentesi rappresenta forse il modo più delicato di entrare nel suo universo artigianalmente magico.
Aspettiamo dunque con impazienza l’uscita in sala de Il Libro delle Soluzioni, così come quella - in anteprima alla Festa del Cinema di Roma - di A Letto con Gondry, altro documentario in cui lui e Nemeta dialogano durante una notte insonne. Così da ricevere un nuovo “libro delle soluzioni” da strappare in mille pezzi per ricavarne qualcosa di insolito e follemente (ri)creativo.
Genere: commedia, drammatico
Paese, anno: Francia, 2023
Regia: Michel Gondry
Sceneggiatura: Michel Gondry
Fotografia: Laurent Brunet
Montaggio: Elise Fievet
Musiche: Étienne Charry
Interpreti: Pierre Niney, Blanche Gardin, Vincent Elbaz, Camille Rutherford, Françoise Lebrun, Frankie Wallach, Dominique Valadié, Lucas Noël
Distribuzione: I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection
Produzione: Partizan Films
Durata:102'
Data di uscita: 01 novembre 2023