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Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco (2023), la recensione: Star Wars secondo Zack Snyder, fuori tempo massi

27/01/2024 19:00

Marco Filipazzi

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Rebel Moon - Parte 1: figlia del fuoco (2023), la recensione: Star Wars secondo Zack Snyder, fuori tempo massimo

A vedere il film sembra che un giovane Snyder, fresco di visione della trilogia lucasiana, ne sia rimasto folgorato.

C’è una puntata di Futurama in cui Bender, indignato perché lasciato in disparte, esclama:  «Mi costruirò un enorme luna park tutto mio, con black jack e squillo di lusso! Anzi, senza luna park!». Ecco, lo spirito con cui Zack Snyder ha approcciato di Rebel Moon è più o meno questo. 

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All’inizio Rebel Moon doveva essere un film di Star Wars («Un film per adulti, dato che il pubblico è cresciuto», ha dichiarato il regista a più riprese) e dopo averlo visto non è difficile crederlo. Snyder scrisse il primo trattamento della sceneggiatura quando era al college, sul finire degli anni ’80 - su questo punto poi ci torniamo - e tenne ben al caldo lo script fino al momento opportuno. Questo si presentò nel 2012, poco dopo l'acquisto di Lucasfilm da parte di Disney, quando le voci su un rilancio della saga si sono fatte molto più insistenti. Oggettivamente era il momento perfetto, ma Katherine Kennedy gli diede il benservito producendo invece una nuova trilogia. 

 

È qui che probabilmente Snyder ha esclamato la frase di Bender e negli anni seguenti propose lo script a Warner Bros, che lo rifiutò almeno un paio di volte; dopodiché accarezzò l’idea di trasformarlo prima in un videogioco, poi in una serie tv da proporre a Netflix.

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Infine accettò il compromesso di realizzare un lungo film diviso in due parti. Rebel Moon - Parte 1: Figlia del fuoco è uscito lo scorso 22 dicembre sulla piattaforma streaming. 

Una civiltà imperialista domina un universo in subbuglio, in cui molti pianeti reclamano la propria indipendenza. Su uno di questi mondi (simil Hobbitville) abita la protagonista, la contadina Kora (Sofia Boutella, che si impegna tantissimo) che nasconde un segreto retaggio che la condurrà a un girovagare galattico per arruolare un “dream team” in grado di accendere la fiamma della ribellione.

Secondo Jung gli archetipi narrativi sono 7 e, per quanto nel corso dei secoli l’uomo abbia scritto miliardi di storie esse, se spogliate di ogni fronzolo o sovrastruttura, sono sempre riconducibili ai sette archetipi di cui sopra. È il motivo per cui se noi prendiamo in considerazione I Sette Samurai, I magnifici sette e Star Wars, essi sono di fatto lo stesso film agghindato in modo diverso a seconda dell’occasione: dal Giappone feudale alla Galassia lontana lontana. 

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Ricordate la premessa iniziale, quella in cui dicevamo che Zack Snyder aveva scritto il primo trattamento di Rebel Moon al college? A vedere il film sembra che un giovane Snyder, fresco fresco di visione della trilogia lucasiana, ne sia rimasto talmente folgorato (e chi non lo è stato?) da gettarsi subito a scrivere la propria versione, con la foga e il poco criterio di un ragazzino nerd esaltato, che vuole infarcire la sua storia con sottili citazioni ma finisce col tagliarle con l’accetta. 

 

Snyder traspone un’epopea galattica in un’altra epopea galattica ma, anziché avere un “effetto wow”, ciò che ottiene è un costante senso di deja vù.

 

Rebel Moon è oggettivamente Star Wars: non si scosta di mezzo millimetro dalla saga ideata da Lucas, se non per la scelta di inserire una serie di altre suggestioni pescate random dalla cultura pop più smaccata degli ultimi 30 anni. Che poi è la stessa cosa che aveva fatto anche con Sucker Punch, ma almeno lì un’idea originale alla base c’era; qui invece tutto è derivato da qualsiasi punto di vista. 

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Ma tanto ormai lo sappiamo che il punto di forza di Zack Snyder non è la scrittura, e non è un caso che i suoi migliori film sono probabilmente quelli derivati da qualcosa (300 su tutti) a cui lui ha apposto la sua firma con estetica patinata e un comparto visivo annichilente e carico di pathos. 

 

Anche qui qualcosa dev’essere sfuggito di mano perché praticamente ogni scena di Rebel Moon è impregnata di pathos: però, alla quinta scena madre in mezz’ora di film, ci si rende conto che nessuna è una vera scena madre. A suon di epicità ostentata va a finire che si ottiene l’effetto contrario e, anziché ottenere un crescendo d’atmosfera, tutto si carica di una premessa epica che alla lunga non verrà mai soddisfatta. 

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Stessa cosa si può dire anche per il comparto visivo: Snyder è un visionario e, se rapportato alla media dei film prodotti da Netflix, non ci sono dubbi che Rebel Moon sia di gran lunga il più cinematografico. La messa in scena, la gestione degli spazi e delle inquadrature - con l’epicità di cui sopra - hanno la caratura tipica di Snyder e reclamano a gran voce il desiderio di essere viste su uno schermo gigante anziché sulla tv di casa. 

 

Ma in qualche modo questa frustrazione si riflette nelle immagini, che arrivano fiacche e derivate. Alcune trovate visive, dalle scenografie alle creature, sono senza dubbio a effetto, ma in fin dei conti non c’è davvero nulla che faccia sgranare gli occhi per lo stupore. 

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Sicuramente per giudicare il film nella sua interezza aspettiamo Rebel Moon - Parte 2: La Sfregiatrice, che uscirà il prossimo 19 aprile, ma visto questo primo tempo purtroppo non promette affatto bene. C’è da sperare che almeno sulla grande battaglia finale (che sicuramente ci sarà) Snyder recuperi un po’ di quello smalto che qui sembra aver perso.


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Genere: avventura, drammatico, fantasy

Paese, anno: USA, 2023

Regia: Zack Snyder

Sceneggiatura: Kurt Johnstad, Zack Snyder, Shay Hatten

Fotografia: Zack Snyder

Montaggio: Dody Dorn

Musiche: Tom Holkenborg

Interpreti: Sofia Boutella, Charlie Hunnam, Cary Elwes, Jena Malone, Michiel Huisman, Ed Skrein, Djimon Hounsou, Corey Stoll, Stuart Martin, Alfonso Herrera, Bae Doo-na, Ingvar Eggert Sigurdsson, Cleopatra Coleman, Ray Fisher, Fra Fee

Distribuzione: Netflix

Produzione: Grand Electric, The Stone Quarry

 

 



 

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