Uno dei grandi meriti della saga di Alien è che ha sempre saputo reinventarsi. Al di là del risultato, ogni film cambiava abbastanza elementi da quello precedente per proseguire la storia in maniera originale.
In Alien c’erano un pugno di persone bloccate su di un’astronave con un alieno terrificante. Aliens parlava di un plotone di marines spaziali che devono liberare una colonia terraformante da tanti alieni terrificanti. Alien 3 si svolgeva in un penitenziario galattico e cambiava le fattezze dell’alieno terrificante. Alien – La Clonazione percorreva la strada dell’ibridazione umano-alieno terrificante. Prometheus cercava di dare una mitologia a questi alieni terrificanti, espandendo l’universo con altre razze (giganti questa volta). In Alien – Covenant è difficile trovare qualcosa di positivo, dato che la cosa più terrificante non è l’alieno.
Adesso arriva Alien: Romulus, accodandosi alla scia di operazioni di rilancio di vecchi franchise, facendone un sequel diretto e ignorando la storia principale, infarcendo il tutto con del fan service più o meno stucchevole.
Terminator, Predator, Halloween, Scream, Non aprite quella porta, Saw e allargandoci un po' anche Star Wars e Jurassik Park; la lista è lunga e Alien è solo l’ultimo titolo a finire dentro questo tritacarne. Il risultato non si discosta molto da quelli della lista di titoli di cui sopra.
Sentite già tono di sconforto? Fate bene, soprattutto perché il film parte a bomba e sembra che abbia tutte le carte in regola per far ricredere lo spettatore disilluso, portandolo a pensare “stai a vedere che stavolta funziona”.
Alien: Romulus ti incalza con il mood giusto, dando un taglio inedito alla storia sin dalle prime inquadrature.
Non siamo su di una nave, ma in una colonia mineraria dalla Weyland-Yutani, dove facciamo la conoscenza dei protagonisti della storia: un gruppo di ragazzi in cerca dell’occasione giusta per lasciare la colonia dove sono trattati alla stregua di schiavi.
Le scenografie, la fotografia, l’utilizzo di effetti speciali pratici e persino l’uso della tecnologia retrò danno alla pellicola il sapore di una storia in cui credere.
E poi c’erano le dichiarazioni di regista e produzione, che affermavano che il film sarebbe stato del tutto scollegato dalla saga originale, sfruttandone solo il pitch ma raccontandoci una storia inedita. Storia che rimandava all’originale di Ridley Scott: un gruppo di persone contro l’alieno terrificante.
La storia è quella del gruppo di ragazzi sopra citati che intercettano una nave in avaria e decidono di raggiungerla per prendere il combustibile per il sonno criogenico necessario a fuggire dalla colonia. Inutile dire che tra loro e la buona riuscita del piano c’è uno xenomorfo.
In Alien: Romulus si inizia a sentire puzza di bruciato quando le inquadrature si fanno più citazionistiche, anche se ancora ci si può aggrappare al fatto che qualche citazione e un vago fan service possono essere concessi.
E poi arriva la scena, o meglio, lo svelamento di un personaggio; l’inquadratura stringe in un primo piano e lì iniziano i veri dubbi che non faranno altro che aumentare sino a trovare conferma nell’ora successiva.
Da questo punto in poi è doveroso tracciare il confine dello spoiler perché è impossibile parlare di Alien: Romulus senza esaminare i risvolti di trama.
Per la prima parte del film le parole del regista Fede Alvarez si rivelano vere: c’è un ritorno alle atmosfere del primo Alien; un gruppo di persone chiuse in una nave spaziale con il tempo contato, inseguiti da un alieno terrificante. Poi però la pellicola cambia e si trasforma in Aliens: all’improvviso si scopre un corridoio come quello del secondo film in cui si annida un’intera colonia di xenomorfi e la protagonista è vestita uguale uguale a Ellen Ripley nel 1986. A un certo punto parte anche l’inevitabile «Get away from her, you bitch!».
Poi riporta in auge il tanto spernacchiato Prometheus con il fluido distillato dal DNA dello xenomorfo che ovviamente viene iniettato - senza avere la più pallida idea di cosa sia - a una donna incinta (anzi, a dirla tutta, è lei a iniettarselo di sua spontanea volontà!) che inevitabilmente partorirà un ibrido in una sequenza presa di peso dal finale di Alien - La Clonazione. E meno male che il film doveva essere slegato dal resto della saga!
Ma la presa in giro definitiva sta proprio nell’apparizione di Ian Holm nei panni di un ufficiale medico sintetico, copia dell’Ash del primo Alien. Ian Holm è morto nel 2020, perciò la Disney ha fatto la stessa operazione di Peter Cushing in Rogue One, ovvero ha ingaggiato un attore di corporatura simile e poi gli ha messo una maschera digitale.
Ora, al di là della questione etica di tutto ciò (pare che avessero il benestare della famiglia Holm), era davvero necessario? C’era davvero bisogno di arrivare sino a questo punto solo per far esclamare al pubblico “è lui!”. Il film avrebbe funzionato allo stesso modo anche se ci fosse stato il volto di un altro attore e nessuno in sala si sarebbe fatto troppe domande.
Sebbene parta alla grande, Alien: Romulus si perde in una serie di ammiccamenti e fan service che raggiungono le corde dello stucchevole. La seconda ora di film non è altro che un trascinarsi di queste situazioni. Ma c’è davvero così tanta paura nel voler azzardare un’idea originale senza il bisogno di doversi appoggiare per forza alla nostalgia dei film passati?
Genere: action, fantascienza, horror
Titolo originale: Alien: Romulus
Paese, anno: USA, 2024
Regia: Fede Alvarez
Sceneggiatura: Fede Alvarez, Rodo Sayagues
Fotografia: Galo Olivares
Montaggio: Jake Roberts
Interpreti: Aileen Wu, Archie Renaux, Cailee Spaeny, David Jonsson, Isabela Merced, Spike Fearn
Colonna sonora: Benjamin Wallfisch
Produzione: 20th Century Studios, Brandywine Productions, Scott Free Productions
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Durata: 119'
Data di uscita: 14/08/2024