In concorso a Venezia81, The Brutalist è il favorito al Leone d’Oro, nonostante il suo minutaggio da Old Hollywood: 3 ore e 30 minuti, a cui aggiungere un intervallo di 15 minuti (forse la prima volta che si vede al festival) con tanto di countdown sullo schermo come per dire “se volete siete in tempo per scappare”.
E invece no, nonostante la durata abissale del film, è impossibile lasciare la sala. Un’impresa per qualsiasi cinefilo, ma che ne vale davvero la pena. Di certo un film di cui sentiremo parlare nella prossima Award Season.
The Brutalist è la storia dell’architetto Laszlò Tòth (Adrien Brody), emigrato nel 1947 dall’Ungheria nazista - dove ha lasciato l’amata moglie Erzse (Felicity Jones) - verso gli Stati uniti per cercare fortuna.
The Brutalist inizia subito nell’azione, con il protagonista in movimento, e così sarà per tutto il resto del film. Movimenti del personaggio e movimenti di macchina, che ci portano a scoprire che siamo su una nave appena arrivata in America.
Inizia così la storia di Lazlo Toth, architetto ungherese che porta il Brutalismo del Bauhaus nell’ancora modernista America. E il brutalismo divampa fin dai titoli di coda, incastonati nelle geometrie minimal tanto care al movimento, che cancellano l’usuale scorrere verso l’alto in favore di un andamento orizzontale.
Laszlo sbarca in America per scappare ai nazisti e fare abbastanza soldi per portare anche sua moglie Oltreoceano. Nonostante sia un rinomato architetto in patria, negli USA deve ricominciare da zero.
È il cugino Attila a dare una svolta alla storia di Laszlo: questo ha deciso di lasciare New York per la più tranquilla Philadelfia, dove ha un negozio di mobili ed è da qui che Laszlo può ricominciare, realizzando per il cugino i suoi mobili brutalisti, forse fin troppo all’avanguardia per l’America del tempo. Fino a che un grosso cliente del cugino chiede come regalo al padre il rinnovamento della sua biblioteca: è il momento per Laszlo di risplendere.
I lavori iniziano ma il vero proprietario, Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce), torna a casa mandando via tutti malamente e senza pagare un centesimo. Laszlo decide di tornare a New York alla miseria e alla sua dipendenza dall'oppio. Ma proprio quando sembra che non possa andare peggio, la vigilia di Natale Laszlo trova una macchina scintillante e un autista ad aspettarlo da parte di Van Buren: sarà la svolta, ma anche la sua rovina.
Omaggio a La Fonte Meravigliosa e alle ricerche di Jean- Louis Cohen - storico dell'architettura mancato 1 anno fa - The Brutalist è già nell’olimpo a fianco di altre epopee come C’era una volta in America. Un film che parte dal 1947 per finire negli anni ‘80 proprio durante la prima Biennale Architettura.
The Brutalist è la storia di un’impresa: quella di Toth per realizzare un immenso edificio commissionato da Van Buren. E un’impresa è stata realizzare il film: a Brady Cobert ci sono voluti 10 anni. Come Toth, anche il regista non ha voluto scendere a compromessi: l'opera doveva essere realizzata esattamente come nella propria visione, senza modifiche e senza tagli, a costo di metterci decenni per terminarla.
È proprio questo il tema del film: quando un'opera può essere considereata impossibile? È la natura dell'artista vivere per un'opera totalizzante, che diventa l'unico scopo nella vita?
Sappiamo solo che l'impresa di Cobert ha portato a 12 minuti di standing ovation e applausi al termine della prima, alla Sala Grande del Lido, con un Adrien Brody commosso. Si sente profumo di Coppa Volpi (e forse di Oscar).
Genere: drammatico
Paese, anno: UK, USA, Ungheria, 2024
Regia: Brady Cobert
Sceneggiatura: Brady Cobert, Mona Fastvold
Fotografia: Lol Crawley
Montaggio: David Jancsò
Interpreti: Adrien Brody, Felicity Jones, Guy Pearce, Joe Alwyn, Raffey Cassid
Distribuzione: Focus Features
Produzione: Andrew Lauren Productions, Yellow Bear, Brookstreet Pictures, Intake Films, Killer Films, Protagonist Pictures, Three Six Zero Group, Proton Cinema
Durata: 215'