Esce nelle sale L’orto americano, ultimo lavoro realizzato da Pupi Avati e presentato, come film di chiusura, all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. Un’opera con la quale il regista bolognese torna a quelle atmosfere da horror gotico padano già frequentate quasi sessant’anni prima con La casa dalle finestre che ridono: del film, diventato con gli anni opera di culto, ritroviamo un esplicito rimando nell’ultima scena, con il protagonista che raggiunge un casolare sperduto fra un canale e un ramo del delta del Po.
Di che cosa parla L'orto americano
La vicenda de L’orto americano prende avvio a Bologna nei giorni immediatamente dopo la Liberazione. Dopo alcune immagini di repertorio nelle quali vediamo le forze alleate prendere possesso della città, ci spostiamo in una bottega di barbiere, dove un giovane scrittore (Filippo Scotti) vede entrare una giovane e bellissima ausiliaria dell’esercito americano (Mildred Gustafsson) per chiedere indicazioni circa la strada per Ferrara.

Per il giovane è un colpo di fulmine che gli cambierà la vita, sottolineato da un intenso gioco di sguardi che Avati prolunga per parecchi secondi.
Una successiva ellissi temporale ci mostra lo stesso giovane, un anno dopo, prendere possesso di una villetta a Davenport, città statunitense dell’Iowa nella quale si è trasferito per poter scrivere il suo primo romanzo ambientato in America. È qui che fa conoscenza e stringe amicizia con un’anziana vicina di casa (Rita Tushingham), costretta su una sedia a rotelle, venendo a scoprire, con immenso stupore, che una delle sue figlie, Barbara, è proprio la donna che aveva intravisto quella mattina dal barbiere e che non era più riuscito a togliersi dalla mente. Purtroppo di Barbara si sono perse le tracce e se ne sospetta la morte dalle parti di Ferrara, dove si era recata quando indossava la divisa.


Scosso da questa rivelazione il giovane, che anni prima era stato internato in un manicomio per la sua propensione a dialogare con i morti, una notte sente provenire dall’orto abbandonato di proprietà della donna dei flebili lamenti. Turbato e intimorito, uscito per verificarne la natura, si mette a scavare nel punto dal quale parrebbero provenire i gemiti, disseppellendo un vaso di vetro a tenuta ermetica ripieno di un liquido nel quale galleggia un raccapricciante reperto anatomico: un organo genitale femminile.

Tornato in Italia e intenzionato a scoprire la fine della donna del suo cuore, lo scrittore si troverà coinvolto in una oscura vicenda di femminicidi, per la quale è stato catturato e mandato sotto processo un uomo della zona, un certo Glauco Zagotto (Armando De Ceccon) che parrebbe, a tutti gli effetti, essere il vero responsabile degli omicidi, fra i quali, si presume, anche quello della giovane ausiliaria.

Pupi Avati gioca con i generi
Girato in un accattivante bianco e nero con la fotografia di Cesare Bastelli, L’orto americano (tratto dal romanzo omonimo che lo stesso regista ha scritto nel 2023) è un film che si sviluppa adottando gli stilemi e le atmosfere tipiche del genere e mischiandole ad altre che richiamano il legal-thriller durante le lunghe scene del processo a Glauco, con chiari riferimenti a quel cinema noir americano degli anni quaranta che spazia dai capolavori di Hitchcock e Preminger sino ai B-movie di genere, con incursioni nel Neorealismo italiano e citazioni classiche di Bacchilide, poeta greco del V secolo a.C.

Un film in cui Avati, come spesso ha fatto nel corso della sua carriera, predilige un’ambientazione provinciale, sia in Italia nei luoghi che rimandano alla mente Ossessione di Luchino Visconti, sia in America, dove le campagne e i villaggi del Mid-West prendono il posto dei grattacieli che il protagonista si aspettava di trovare. Luoghi che Avati aveva già frequentato in Bix, il suo film dedicato a Bix Beiderbeck, geniale trombettista bianco di jazz stroncato dall’alcol a soli ventotto anni e nativo proprio di Davenport, Iowa.

Il cast de L'orto americano
Nel complesso, al di là di una sceneggiatura che mostra qualche lacuna, L’orto americano dimostra come Pupi Avati sia un regista alla continua ricerca di nuove soluzioni (per la prima volta tratta il tema della condizione italiana nell’immediato dopoguerra). Con un cast che rivela Filippo Scotti (È stata la mano di Dio) dall’aspetto piuttosto indecifrabile e in cui, oltre ai già citati, troviamo Chiara Caselli, enigmatica proprietaria della pensione Doris; Massimo Bonetti nella parte del presidente della Corte d'Assise, Andrea Roncato in quella del maresciallo dei Carabinieri e Nicola Nocella, indimenticabile protagonista di Easy - Un viaggio facile facile, che interpreta la parte di un malato psichiatrico.
Distribuito da 01 Distribuiton, L’orto americano sarà nelle sale a partire dal 6 marzo prossimo. Un’occasione per ritrovare uno dei maestri più prolifici e amati del cinema italiano.

Genere: drammatico
Paese, anno: Italia, 2024
Regia: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati, Tommaso Avati
Fotografia: Cesare Bastelli
Montaggio: Ivan Zuccon
Interpreti: Filippo Scotti, Rita Tushingham, Chiara Caselli, Roberto De Francesco, Armando De Ceccon, Massimo Bonetti, Morena Gentile, Mildred Gustafsson, Romano Reggiani
Distribuzione: 01 Distribution
Produzione: DueA Film, Minerva Pictures Group, Rai Cinema
Data di uscita: 6 marzo 2025
Durata:107 min