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La Sposa Turca

29/03/2008 11:00

Daniela Silvestri

Recensione Film, Film Drammatico, Fatih Akin,

La Sposa Turca

Forse è vero che a volte dalla più abietta disperazione si possono trovare il modo e la forza per risorgere e tornare alla vita...

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Forse è vero che a volte dalla più abietta disperazione si possono trovare il modo e la forza per risorgere e tornare alla vita... forse è vero, banalmente, che spesso anche l'amore può metterci del suo per farci uscire da questa disperazione...o forse è vero che, dall'incontro delle vite più tragiche, nascano spesso gli amori più forti e sconfinati, almeno narrati in letteratura. Cahit e Sibel. Cahit è un reietto, un emigrante turco come tanti in un Amburgo grigia e underground, ha deciso che vuole morire ma, per un destino ancor più crudele, finisce in una clinica psichiatrica. Sibel è bellissima, giovane, vivace, con una vita intera di fronte a sé. Ma è donna, turca, pertanto impossibilitata dai sempre radicati credi musulmani, a vivere la vita che vorrebbe. Impossibilitata a viverla a tal punto da decidere, anche lei, di morire. E finisce alla stessa clinica psichiatrica. Lei bellissima e raggiante, lui sporco, unto, pieno di alcol sino alla punta dei capelli. Con la bontà di fondo di chi dalla vita è stato ferito, Caith accetta l’inconsueta proposta della ragazza: sposarla per permetterle di vivere. Questo alla faccia di chi crede che il matrimonio sia la tomba dell'amore e della vita. Ma attenzione, non ci troviamo di fronte ai colori di Monsoon Weedding, qui c'è il cielo nero della Germania degli operai emigrati e clandestini, ci sono i toni cupi dei Depeche Mode più metallici e depressi, c'è la realtà di un'emigrazione ancora così poco riuscita laddove il sogno della modernità prospettata, cozza con l'immobilità dei dogmi di appartenenza. Ancora con indosso il vestito bianco, la prima notte di nozze Sibel la passa con il barista, per lei i patti son chiari sin da subito: metà affitto e cucina affinché lei possa vivere come più le piace. Ma è per l'uomo, come spesso capita, che le cose iniziano presto a cambiare, e questo lampo improvviso, questa saetta che gli ha attraversato improvvisamente l'esistenza, diventa la chimera da inseguire per ricominciare a vivere. Giorno dopo giorno le loro vite si avvicinano senza mai toccarsi a fondo, così come i loro corpi, i loro sguardi e i loro cuori. Fino a quando,sul più bello, la più brutta delle tragedie li divide. Sibel costretta a fuggire si rifugia nell'Istanbul della sua appartenenza che disprezza e in cui cade nella disperazione più atroce e nell'umiliazione fisica. A fatica riesce a rifarsi una vita, sin quando Cahit non bussa di nuovo alla sua porta.


E per la prima volta i due sembrano congiungersi davvero, amarsi e toccarsi come non mai, seppure sposati da diversi anni. Ma possono l'ardore, la passione e l'amore allontanarci da una nuova vita su binari dritti, con lavoro, compagno e figli? A fronte della passione per un forte amore passato mai finito ma altresì sofferto, meglio vivere un presente solido, sicuro, razionale e rassicurante? Funziona davvero così? O quella disperazione, che già una volta ti ha strisciato dentro, può improvvisamente tornare, ancor più violenta, quando sarà davvero troppo tardi? Un pugno allo stomaco. Un film davvero forte, crudo, duro e diretto, che ti parla e trasmette il suo messaggio senza mezzi termini. Una fotografia doppia: toni scurissimi per lui, bianchi per lei. Uno Yin e uno Yang che si incontrano se è vero che, come si dice, nel bene c'è sempre un po' di male e nel male sempre un po' di bene.


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