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Black Sheep - Pecore Assassine

14/10/2008 11:00

Ivan Zulberti

Recensione Film, Film Commedia, Film Horror,

Black Sheep - Pecore Assassine

Vedendo il trailer era lecito aspettarsi un cult assoluto, uno di quei film così assurdi che finiscono per rimanere nella memoria per lungo tempo...

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Vedendo il trailer era lecito aspettarsi un cult assoluto, uno di quei film così assurdi che finiscono per rimanere nella memoria per lungo tempo. Purtroppo così non è stato. Pecore assassine appartiene al filone delle horror comedy, commedie originali e divertenti le quali sono tornate negli ultimi anni alla ribalta grazie a L’alba dei morti dementi di Edgar Wright e Slither di James Gunn. Anche questo film interamente girato e prodotto in Nuova Zelanda sembrava avere tutte le carte in regola per non sfigurare al fianco di questi piccoli capolavori. Il regista è Jonathan King, talentuoso cineasta di videoclip e spot pubblicitari che ha deciso di compiere il grande passo al lungometraggio, seguendo le orme del ben più famoso Peter Jackson. King strizza l’occhio ai primi lavori del regista del Signore degli anelli, proponendo un horror decisamente atipico, basato su efficacissimi effetti splatter e humour demenziale, accoppiata che sembrava in grado di portare una sana ventata di aria fresca nel panorama contemporaneo.


L’idea di base è grottescamente inquietante: un rovesciamento di ruoli fra uomo e pecora che nasconde barlumi di genialità. Jonathan King usa la macchina da presa con maestria, regalandoci anche intensi momenti di tensione e più di una scena cult che rimarrà nella memoria degli appassionati. Gestisce bene il ritmo del film, dosando con perizia gore e umorismo, permettendosi perfino di gettare qualche domanda di carattere etico. Gli effetti speciali sono di ottima fattura, preferendo il buon vecchio make-up alla computer grafica, andando così ancor più chiaramente ad omaggiare i prolifici anni ’80. Del resto i riferimenti più o meno espliciti sono molteplici, andando a pescare fin al buon vecchio Romero: il morso contagioso vi ricorda qualcosa?


Le premesse erano ottime, la realizzazione tecnica di buon livello; non mancano inoltre invenzioni registiche e trovate a dir poco esilaranti, ma allora… qual è il problema? In effetti i problemi sono due: i personaggi, bidimensionali come sagome di cartone, per nulla convincenti, stereotipati fino al midollo, e i dialoghi piatti, poco ispirati e in generale poco divertenti. Scordatevi la sottile e spassosissima ironia della pellicola di Wright; qui l’umorismo scende a livelli preoccupanti, facendo leva più su flatulenze e amenità varie che non sullo humour nero che era lecito aspettarsi. In conclusione, ci troviamo di fronte all’ennesima occasione sprecata: poteva mirare a diventare un cult visti gli ingredienti – belle idee, sangue a volontà e tanta ironia –, e invece l’ombra deprimente del flop ne oscura le aspettative. Adatto per passare una serata fra amici e qualche risata, ma difficilmente avrete voglia di rivederlo una seconda volta.


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