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Assunta Spina

05/01/2009 12:00

Antonella Sugameli

Recensione Film,

Assunta Spina

Nel 1948 Mario Mattoli dirige Anna Magnani, Eduardo De Filippo, Giacomo Furia, Titina De Filippo in una pellicola che ha fatto la storia del cinema...

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Nel 1948 Mario Mattoli dirige Anna Magnani, Eduardo De Filippo, Giacomo Furia, Titina De Filippo in una pellicola che ha fatto la storia del cinema. Assunta Spina - interpretata dalla struggente Anna Magnani - durante la carcerazione di Don Michele, suo amante, accetta la corte di un cancelliere del tribunale di Napoli, Don Federico (Antonio Centa). Quando Don Michele (Edoardo De Filippo), finalmente libero, torna da lei trova un tavolo già apparecchiato per due, ma non è lui il convitato desiderato ed atteso…


Assunta Spina è un film dal fascino eterno. Una donna a rappresentare un popolo, una generazione, un genere. Assunta Spina è tutte le donne, voce di popoli e madre di una generazione di figli nati dal teatro. Rappresenta ogni donna volubile, stanca, fragile e potente, cheta e fremente, docile e ribelle. Anna Magnani nella sua forma più splendida, dà corpo ad una rappresentazione magnifica di un topos femminile turbato e turbolento, affamato di vita e di amore eppure sofferente, inadeguato, insoddisfatto, indolente. Interprete ineguagliabile, viva sulla scena come nella vita, è un’attrice dotata di una verve inesauribile, di un’energia indomita ed indomabile, con le sue «occhiaie vive e mute» come le definì Pier Paolo Pasolini. Diceva di sé l’attrice: «A me i personaggi bisogna tagliarli addosso. Prima viene la Magnani poi il personaggio». In questo film il confine tra Assunta Spina personaggio ed Anna Magnani artista è così labile e fatuo da risultare quasi inesistente. Si sfiorano continuamente la Magnani-Spina, in una compenetrazione tanto dolorosa quanto necessaria. Silvia Avallone in un saggio dice di lei «Un legame che non fosse intero ed interno non poteva bastarle». Mai più adeguata fu tale definizione, nel constatare come il personaggio esista nel limbo di un amore imperfetto e corruttibile, di cui non è mai paga. Divoratrice di affetto, possessiva nell’accezione più femminile del termine. Una donna per cui i sentimenti sono come l’onestà, veri e pericolosi, non possono esserci vie di mezzo nella realtà come nella finzione scenica.


Donna ed attrice verace di temperamento trasgressivo, per un’Italia fin troppo tradizionalista e puritana. Assunta Spina incarna la donna di facili costumi, oggetto di chiacchere e critiche severe da parte del popolino, poco incline a vedere in lei una vivida e fremente espressione di libertà piuttosto che di ribellione, seppur a volte strettamente legate. Don Michele la seduce con il suo amore sconfinato e brutale, che pur sforzandosi Assunta non riesce a ricambiare. Il suo cuore appartiene ad un poco di buono, un uomo vile, schivo ed ingrato, che si fa beffe dei suoi sentimenti, anzi maltrattandola la tiene ancor più legata a sé. Neppure un giovane ufficiale riesce a far breccia nel suo cuore affranto. Altro non è che un fantoccio, inadeguato per una malafemmena come lei. Un cast di attori ineguagliabile, di importanza storica: uno per tutti, Eduardo De Filippo. Letterato, artista, uomo politicamente corretto e socialmente impegnato, un maestro di costume e di teatro.


Un film che è poesia e musica. Don Michele che canta da dietro le sbarre «foglie di limone, limone di giardino dentro questo cuore ci tengo una spina», elabora più che una dichiarazione d’amore, una testimonianza tragica del turbamento d’amore. Crea un’elegia ispirata dal desiderio ingabbiato, mai sopito, nemmeno tra le pareti frementi di una cella gelata. Il gioco di parole spina - Assunta Spina è volutamente pungente ed icastico, non una rosa, non un petalo, nessuna delicatezza per lei. La donna è dolore conficcato nel petto, più la si vuole estirpare e più penetra nella pelle. La scelta delle musiche offre una cornice sublime e disincantata, che inserita in un’atmosfera onirica, regala alla pellicola quella luce e quel colore, di cui per la maggior parte del film è priva. La regia di Mario Mattoli è essenziale: la cinepresa osserva, ma non interviene, i personaggi esprimono se stessi con tale spontaneità, che seppur costruita risulta costruita bene, quasi naturale.


Chi è Assunta Spina? Dopo 83 minuti di film ardua una risposta… ”Assunta Spina è quella là”, eppure qui sempre attuale, passionale, brutale, commuovente, sarcastica, di una tenerezza sconfinata e crudele, come può esserlo solamente una donna innamorata dell’uomo sbagliato.


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