Terra sconfinata l’Australia. Baz Luhrmann ne racconta vicissitudini e tormenti, mescolando con abile sapienza e maestria storia ed invenzione. Al centro della vicenda Sarah Ashley – moglie di Lord Ashley – e proprietario in Australia della contesa tenuta Faraway Downs. Sospettando numerosi tradimenti del marito, la bella ed impettita signora inglese, si reca in quella terra aspra e selvaggia per verificare personalmente quanto corrisponda al vero. Al suo arrivo non troverà però il marito ad attenderla… Lo scenario è quello della seconda guerra mondiale. Baz Luhrmann narratore e regista, firma una pellicola epica dai contenuti impegnati e drammatici. Nicole Kidman veste i panni della signora Sarah Ashley, aristocratica inglese, donna tutta d’un pezzo, che si reca in Australia per incontrare il marito, proprietario della tenuta Faraway Downs. Ma al suo arrivo, si troverà ad affrontare una situazione ben più complessa rispetto alle attese. Il marito, ucciso per mano di un selvaggio – secondo la polizia locale – operava nel business della carne, in competizione con il boss Carney. Sarah si troverà implicata in una guerra – mondiale, locale, per la sopravvivenza e personale – decisa a lottare per non vendere la tenuta e soprattutto per salvare il piccolo meticcio Nullah, ricercato dalla polizia per essere strappato alla famiglia e deportato. Accanto alla Kidman, il burbero mandriano, interpretato da Hugh Jackman, aiuterà l’avvenente signora a riuscire nell’impresa, rischiando non solo la sua vita, ma mettendo in gioco i suoi sentimenti, a lungo congelati. Baz Luhrmann, filmaker visionario e innovatore, stupisce ancora una volta. Sue le pellicole Romeo+Giulietta, una versione post-moderna della tragedia shakespeariana e Moulin Rouge, musical tra i più riusciti nella storia del cinema. Toccato dal dramma delle cosiddette “generazioni rubate”, ne approfondisce la tematica, inserendola in un più ampio progetto cinematografico. Ogni elemento ha la sua ragion d’essere, gli attori scelti, la sceneggiatura, le riprese panoramiche, le musiche. Da ogni angolazione lo si guardi, il film trasuda pathos ed avventura. Non sempre imprevedibili le sequenze d’amore, ma le emozioni quasi mai lo sono, quando sono vere. Un film coinvolgente, un tributo ad una terra più che selvaggia, magica, più che deserta, infinita. Un continente, ad oggi, sconosciuto per metà e civilizzato per l’altra metà. In cui convivono bianchi ed aborigeni, tradizione e innovazione, passato e futuro. Terra di contrasti e di eccessi, di fango e di acqua, terra di sogno e di disperazione, che ha vissuto nel silenzio il dramma della guerra e le sue conseguenze. Una testimonianza quella del regista, affidata alla macchina da presa, per raccontare non una storia d’amore come tante, ma l’amore di una donna per una terra, per un uomo e per un bambino. Nel 2008, il primo ministro australiano, ha chiesto pubblicamente scusa per le sofferenze subite da milioni di piccoli meticci australiani, durante la seconda guerra mondiale. Spesso figli di stupri, di violenze ed angherie subite dalle povere indigene, oggetto di torture psicologiche oltre che fisiche da parte dei bianchi. Bambini innocenti, strappati alle loro madri e allontanati dal paese, perché figli solo a metà, vivi solo a metà, destinati interamente alla privazione o alla morte. Quando il cinema si fa cronaca, emozione pura, i minuti diventano secondi, ed il tempo trascorso non è sicuramente tempo sprecato.