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Honey

20/07/2011 11:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Honey

Bille Woodruff, rinomato autore di videoclip musicali - ha collaborato, tra gli altri, con i Backstreet Boys, Celine Dion, Britney Spears, Mary J...

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Bille Woodruff, rinomato autore di videoclip musicali - ha collaborato, tra gli altri, con i Backstreet Boys, Celine Dion, Britney Spears, Mary J. Blige e la nostra Laura Pausini - decide di portare la sua passione per la musica hip-hop anche sul grande schermo, dirigendo il film Honey, con la sex-symbol Jessica Alba nei panni della protagostista. Tra gli interpreti del cast, oltre ad una galleria piuttosto variopinta di divi dell'universo hip-hop americano, spicca Lil' Romeo, figlio del rapper Master P e, a sua volta, cantante oltre che attore e giocatore di basket.


Honey (Jessica Alba) è una bella ragazza che sogna di diventare una ballerina professionista di hip-hop, per poter poi sopravvivere ballando nei video musicali di cantanti famosi. Nel tentativo di realizzare le sue aspirazioni, Honey - che durante il giorno insegna danza ai bambini - di sera si trasforma da cameriera di un bar a seducente ballerina e, sotto le luci psichedeliche della discoteca, dimostra tutto il suo talento. La svolta arriva quando la ragazza viene vista da Michael Hellische, regista di videoclip che rimane incantanto dalla sua bravura e le propone di ballare all'interno di alcuni spot che deve dirigire. Per Honey è la realizzazione di tutti i suoi sogni e, insieme, la via di fuga da una vita difficile. Tuttavia, Hellische non è il professionista che sembra: al party organizzato in suo onore, tenta degli approcci piuttosto insistenti nei confronti della giovane ballerina che, rifiutate le avances del regista, viene licenziata immediatamente. Con la consapevolezza che il mondo a cui aspira è pieno di uomini come Hellische, Honey ridimensiona i suoi sogni e decide di aprire una scuola di danza nel suo quartiere. Insieme all'amico Benny (Lil' Romeo) - altro ballerino pieno di talento - e grazie al supporto della madre, Honey organizza uno spettacolo di beneficienza per raccogliere i fondi. Perché, si sa, i sogni hanno un costo...


Da quando, nel 1983, Andrian Lyne diresse le vicende della saldatrice Alex in Flashdance, le storie dei film musicati/ballati sembrano essersi fossilizzate su questo modello, senza alcun desiderio di reinventare se stessi e un genere che, a lungo andare, ristagna. Se è vero che "squadra che vince non si cambia", è altrettanto verosimile che in vent'anni di film su ragazze belle e sfortunate, piene di talento per il ballo, il genere sembra aver dato tutto quello che aveva da offrire, finendo per riproporre schemi e situazioni già visti. Honey, in questo senso, non fa differenza. Il film di Woodruff ripropone lo schema generale della talentuosa ragazza che cerca il successo per scappare da una vita difficile e povera; come se non bastasse, il regista - che pure dovrebbe aver dimestichezza nell'irretire il pubblico, vista la sua esperienza in campo videomusicale - non si impegna per uscire da questa melma di banalità e riproposizione. Nemmeno le belle coreografie di Laurie Ann Gibson aiutano a sollevare il livello di una pellicola che è palesemente indirizzata ad un target adolescenziale e, sebbene riesca ad arricchire il box-office, rischia di escludere un numero più grande di spettatori. Woodruff, in altre parole, non si sforza in alcun modo di migliorare un prodotto filmico che già alla base mostra le sue mediocrità; a partire dallo script superficiale e banale, fino ad una recitazione che ha un deficit in emotività. È senz'altro questo, infatti, il punto più debole di Honey; manca del tutto l'empatia tra spettatore e interprete, e le vicende esistenziali della protagonista non suscitano alcuna emozione che vada al di là della più superficiale curiosità. Anche le coreografie - che, inutile dirlo, rappresentano l'elemento più interessante della pellicola - sembrano più che altro spezzoni montati alla meno peggio, più simili ad un videoclip mediocre che ad un film per il cinema. Forse sarebbe opportuno che ognuno facesse effettivamente il lavoro in cui è bravo, senza andarsi ad impelagare in esperienze al di là delle proprie capacità. Dopotutto, quanti saranno quelli che, tra vent'anni, riusciranno a distinguere Honey da tutti gli altri film simili?


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