Dieci anni dopo il primo episodio, sei dopo la fine della serie e due dopo il primo capitolo cinematografico, tornano le ragazze più modaiole del piccolo e del grande schermo. Con oltre 400 milioni di dollari incassati - questo il risultato ottenuto al box office nel 2008 - il secondo capitolo di Sex and the City non si è fatto attendere, anche se i critici, e parte dei fan, non sono rimasti del tutto conquistati dalla prima apparizione nelle sale di Carrie, Samantha, Miranda e Charlotte. Che la patina luccicante della leggendaria e premiatissima serie TV della Hbo sia andata perduta negli anni? La sottile crisi tra Carrie e Big è il vero fulcro della vicenda: un anno dopo il matrimonio, si ritrovano a dover dibattere su futilità come avere o non avere la televisione in camera. Charlotte è troppo impegnata a vivere la vita di madre frustrata, alle prese con i mille capricci di Lily e della piccola Rose, per rendersi conto che la sua baby sitter è fin troppo bella, troppo giovane e troppo “ben attrezzata” per non poter essere un pericolo per il suo matrimonio. Ma se i dubbi non le avevano insinuato la mente, ci penserà Samantha, con le sue pillole anti-vecchiaia, a convincerla che il suo corpo è ancora giovane. Miranda, inghiottita dalla professione di avvocato, finisce per non saper considerare la scelta giusta. Una vacanza ad Abu Dhabi, in mezzo allo sfarzo, gentilmente offerta da uno sceicco in rapporti lavorativi con Samantha, è la soluzione migliore. Un'inspiegabile durata di 145 minuti, di cui se ne potevano sforbiciare almeno trenta, gioca a sfavore del ritmo, pieno di tempi morti e privo degli elementi caratterizzanti del prequel, tra cui i toni effervescenti e ironici. La storia, decisamente noiosa e bidimensionale, prevedibile in tutto il suo svolgimento, rende questo seguito "sempre meno Sex e sempre più City". Sullo sfondo di un'ambientazione kitsch ed eccessivamente sfarzosa, le quattro protagoniste si muovono in abiti sempre più improponibili. Una lieve e - si spera - passeggera svista del regista Michael Patrick King, forse troppo coinvolto dal primo episodio, ha donato inspiegabilmente a questo secondo capitolo un tono barocco. La sostanza è che Sex and the City 2 sia il racconto poco coinvolgente di quattro belle donne attempate, con scarpe di Manolo in mezzo al deserto, tra battute fuori luogo, situazioni banali e grossolane.