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Il giorno in più

29/11/2011 12:00

Martina Calcabrini

Recensione Film,

Il giorno in più

Quando la fama di un bestseller si diffonde a macchia d’olio divenendo ben presto un vasto fenomeno editoriale, è inevitabile che i produttori facciano a gara p

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Quando la fama di un bestseller si diffonde a macchia d’olio divenendo ben presto un vasto fenomeno editoriale, è inevitabile che i produttori facciano a gara per accaparrarsene i diritti. La ITC in collaborazione con Rai Cinema ha convinto Fabio Volo a trasformare il suo romanzo più famoso, Il giorno in più, in una pellicola diretta da Massimo Venier e adattato per un pubblico internazionale.


Giacomo Pasetti è un uomo difficile, un pessimo amico, un donnaiolo incallito e un ottimo bugiardo. La sua vita solitaria e monotona cambia improvvisamente quando si innamora di una giovane donna che vede tutte le mattine sul tram. La sua fatale attrazione per la misteriosa sconosciuta inizia a diventare un’ossessione, tanto che Giorgio racconta ad amici e colleghi una storia immaginaria tra lui e “Agnese”. Al di là di ogni aspettativa, una mattina come le altre, la ragazza decide di rompere il ghiaccio e di invitarlo a prendere un caffé. E così, Giorgio conosce Michela, e se ne innamora all’istante sebbene la ragazza il giorno seguente parta per New York. L’uomo, dunque, dovrà decidere, finalmente, cosa fare del proprio futuro.


Le basi per una commedia d’amore ci sono tutte. Due sconosciuti che si innamorano pur non sapendo nulla l’uno dell’altra sullo sfondo di una città caotica, un viaggio in una metropoli sconosciuta, la paura di amare, i problemi sentimentali e le decisioni difficili. Lo scheletro è solido e ben costruito, almeno nel libro. Il film, differenziandosi largamente dalla storia originale, finisce più volte per creare situazioni irreali e poco credibili. La trovata della lettera, ad esempio, riporta alla mente lo strappalacrime Serendipity, così come sono costantemente presenti forti accenni a pellicole cult della commedia sentimentale inglese ed americana come Harry ti presento Sally di Rob Reiner o il più recente 500 giorni insieme di Marc Webb. Il background cinematografico, però, non influisce sulla storia d’amore di due giovani italiani in crisi, costretti a fuggire all’estero per cercare lavoro. Forse è proprio questo aspetto a risollevare le sorti dell'ultimo lavoro firmato Venier: l’analisi della fragilità della generazione dei trentenni, obbligati molto spesso a rinunciare (anche) all’amore per cercare il proprio posto nel mondo. Nessuno è affetto dalla “sindrome di Peter Pan”, semplicemente, è troppo spaventato dall’omologazione in una società che, nella propria frenesia, non insegna a dare il giusto peso alle emozioni umane. Bravissimi gli interpreti, primi su tutti i protagonisti, Volo, Isabella Ragonese e Camilla Filippi, capaci di rappresentare tutte le sfaccettature di una generazione in difficoltà, colpita da un inesorabile bisogno d’amore.


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