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Benvenuti al Nord

14/01/2012 12:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Benvenuti al Nord

Dopo Benvenuti al Sud, il sequel chiude lo scontro bonario tra Nord e Sud

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Da Nord a Sud l’Italia è un ricettacolo di luoghi comuni e di cliché da abbattere e sui quali, magari, ridere. Visto il grande successo di Benvenuti al Sud – remake del francese Giù al Nord di Dany Boon – era facilmente intuibile che Medusa avrebbe spinto per realizzarne un sequel. Ecco allora che dopo la divertente avventura in quel di Castellabate, Luca Miniero sposta la troupe tra i vicoli affollati di Milano.


Alberto (Claudio Bisio) è finalmente riuscito ad avere il trasferimento a Milano che tanto anelava; lo spostamento, tuttavia, non si è dimostrato del tutto felice per la moglie Silvia (Angela Finocchiaro) che, a causa dei danni delle polveri sottili e dello smog, spinge per avere una casa in montagna, dove andare a rintanarsi durante i week-end. Alberto, tuttavia, è stato messo a capo di un nuovo progetto alle Poste – l’E.r.p.e.s. – e per fare buona figura col suo capo Palmisan (Paolo Rossi), accetta di lavorare per un anno anche nei week-end. A Castellabate, Mattia (Alessandro Siani) ha coronato il suo sogno d’amore con Maria (Valentina Lodovini), ma nonostante la nascita del figlio Edison, l’uomo è ancora un immaturo, tanto da non riuscire a pronunciare la parola “mutuo” e costringere la propria famiglia a vivere a casa della madre (Nunzia Schiano). Stanca della mancanza di responsabilità del marito, Maria decide di lasciarlo. Mattia cercherà in tutti i modi di riconquistarla, senza successo. Finché Costabile Piccolo (Nando Paone) e Costabile Grande (Giacomo Rizzo), per via di un’incomprensione non ottengono un trasferimento a Milano. Mattia così si trasferisce a casa di Alberto, dove diventa testimone della crisi del matrimonio dell’amico.


Luca Miniero decide di affrontare la seconda parte dello scontro Nord/Sud senza ricalcare del tutto lo schema del predecessore. Se in Benvenuti al Sud Alberto partiva dalla Brianza pieno di preconcetti classisti, in questo secondo episodio Mattia decide di non credere a tutto quello che gli è stato insegnato sulla gente del Nord. La grande capacità comica di Siani, e il suo riuscire a calarsi senza difficoltà nei panni dell’immaturo Mattia, lo rendono il vero protagonista; momenti ad alto contenuto comico (come la scena del sushi) si contrappongono a scene in cui l'attore napoletano dimostra di saper trasmettere allo spettatore sentimenti che vanno al di là della semplice commedia. Il suo è un personaggio dolceamaro, nella migliore tradizione partenopea, con risvolti che, in un altro contesto, avrebbero potuto condurre alla facile commozione. Al suo fianco, Claudio Bisio dimostra di essere quel professionista della risata che anni di palcoscenico (si pensi alla pluriennale esperienza sul palco di Zelig) hanno plasmato. Ma, ancora una volta, la chicca la offre Angela Finocchiaro: questa volta nei panni anche dell’arcigna Erminia, donna del Nord che tratta il genero Alberto da “terrùn” perché proveniente dalla zona Sud di Milano.


Esiste, nella cinematografia italiana, uno spezzone filmico diventuto un vero e proprio cult, conosciuto dalla maggior parte degli spettatori di casa nostra e non solo. Era il 1956 quando Camillo Mastrocinque diresse il principe Totò nel famosissimo Totò, Peppino e la Malafemmina; nella sequenza in questione, il protagonista, insieme alla fida spalla, approda a Milano coperto di cappotti e pellicce, convinto che a Milano non ci sia altro che freddo e nebbia. Viste le origini napoletane, è impensabile che Luca Miniero non si sia lasciato ispirare da questa sequenza, specie quando la famiglia di Mattia arriva a Milano, con valige piene di cibo e una moka dalle dimensioni esagerate. È facile riscontrare, anche da questa miscela di commedia e farsa, il vero spunto narrativo che dà il via alle nuove avventure di Alberto e Mattia. Se nel primo film si giocava molto sui preconcetti dei settentrionali nei confronti dei «terroni», in Benvenuti al Nord questi ultimi si prendono una loro rivalsa, dimostrando che anche il tanto produttivo settentrione è in realtà un luogo pieno di difetti. La Moka gigante, che richiama il cliché secondo cui il caffé che si prepara al nord non è lontanamente paragonabile a quello del sud, diventa un simbolo iconico che racchiude tutti i pregiudizi che separano i due poli dell’italico stivale. Senza grandi pretese, Benvenuti al Nord si presenta per quello che è: una commedia ben scritta e con ottimi tempi comici, un intrattenimento capace di divertire lo spettatore.


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