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Il tempo delle mele 2

04/03/2012 12:00

Aurora Tamigio

Recensione Film,

Il tempo delle mele 2

Due anni dopo le vicende del primo film, Vic (Sophie Marceau), ormai sedicenne, incontra Philippe (Pierre Cosso), di cui si innamora perdutamente...

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Due anni dopo le vicende del primo film, Vic (Sophie Marceau), ormai sedicenne, incontra Philippe (Pierre Cosso), di cui si innamora perdutamente. Ma il loro amore non sarà privo di ostacoli, tra le rivali in amore, l’astio dei suoi amici e il ritorno in città del suo ex fidanzato Mathieu. Di mezzo ci sono sempre i genitori in crisi e l’adorata bisnonna, novella sposa del coetaneo Jean-Louis.


Il sequel de Il tempo delle mele non lascia niente all'imprevedibilità. La protagonista Vic è cresciuta e il timido primo amore lascia il posto ad un seducente Pierre Cosso, divenuto uno dei sex symbol degli anni ’80. La storiella d’amore ingenua e spensierata del primo film cede il passo ad un tira-molla adolescenziale in cui entrano tutti gli elementi di disturbo, la gelosia, gli amici invidiosi, l’ex fidanzato rididivo. La natura melensa della pellicola invece è la medesima. Luoghi comuni, frasi fatte, dialoghi noiosi che stavolta nemmeno il grande pubblico ricompensa.


Rispetto al film precedente Il tempo delle mele 2 - uscito nelle sale nel 1982 - non è arrivato neanche ad avvicinarsi al successo di pubblico della pellicola precedente. Anche la colonna sonora dei Cook da Books non è rimasta nella memoria come la Reality di Richard Sanderson. Insuccesso dovuto agli spettatori ormai troppo cresciuti per l’ennesimo film sulle vicende sentimentali di una sedicenne, oltre che alla banalità dell’intreccio e la mancanza di novità nei personaggi. Come quello della bisnonna Poupette, che se nel primo film aveva ogni tanto lampi di umorismo e battute accattivanti, qui con la storia d’amore e il matrimonio in tarda età appare sempre di più una caricatura. Sophie Marceau è un fiore sbocciato, ma del tutto noiosa e persino ripetitiva nella parte della frivola sedicenne civettuola, che fa rimpiangere la quattordicenne stralunata del primo film. Pierre Cosso, espressione monolitica dall’inizio alla fine del film, è insulso. Il lieto fine è scontato e prevedibile sin dalla prima inquadratura. Eppure i Cesar del 1983 non furono di questo parere: a dispetto delle stroncature critiche che il film ottenne, fu la Marceau ad aggiudicarsi l’oscar francese come migliore promessa femminile.


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