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Instinct - Istinto primordiale

15/04/2012 11:00

Maila Miotto

Recensione Film,

Instinct - Istinto primordiale

Jon Turteltaub non è certo tra i cineasti che si fanno notare per un approccio intimista governato da pathos e credibilità, a partire da Phenomenon sino alla di

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Jon Turteltaub non è certo tra i cineasti che si fanno notare per un approccio intimista governato da pathos e credibilità, a partire da Phenomenon sino alla dilogia de Il mistero dei templari. Nel 1999 riscatta la sua integrità intellettuale portando sul grande schermo Instinct - Istinto primordiale, con il premio Oscar Anthony Hopkins accompagnato dagli incisivi Donald Sutherland e Georde Dzundza, registrando tuttavia gli incassi meno soddisfacenti della sua, altresì ricca di successi commerciali, filmografia.


Ethan Powell (Anthony Hopkins), dottore e ricercatore naturalistico, viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico con l'accusa di omicidio. Nella solitudine e nel silenzio di un mondo che non gli appartiene, incontra lo psichiatra Theo Caulder (Cuba Gooding Jr.) che farà da sfondo e da oggetto dei suoi fini: far conoscere al mondo la realtà imprigionata dietro le sbarre delle costruzioni sociali e culturali.


Ispirato al romanzo filosofico Ishmael di Daniel Quinn, Instinct affronta una tematica antropologica forte, sconosciuta e scomoda. Sottovalutato dal pubblico e dalla critica, si impregna nelle menti libere disposte ad osservare oltre quella patina consolatoria e sdolcinata consumistica, ma che avvicina comunque l'opera di Turteltaub ad una concezione mainstream della stessa e di rimando meno autoriale. Dalle generazioni più antiche a quelle odierne, alle domande che l'uomo si pone non vi è risposta ma è necessario provarci. Tornare allo stato brado, scavare tra le macerie del nostro tempo, abbattere muri, pregiudizi, premesse e obblighi. Sino ad arrivare a rispondere e a risponderci: chi siamo? E ancora, raggiungere l'essenza per liberarci dal controllo, liberarci dal controllo per arrivare all'essenza; e scoprire che ciò che blocca i nostri passi verso la realtà non sono altro che barriere illusorie della mente. Troppo scettici per crederci o affaticati per liberarcene. Il film porta alla luce la realtà del mondo tornando allo stato primordiale dell'essere umano, sbiadito e dimenticato; addestrato alla paura, alle rinunce, perennemente sottomesso. Se un giorno ci svegliassimo e scoprissimo che tutto ciò che abbiamo vissuto finora - la distinzione tra giusto e sbagliato o più in generale la conoscenza - è stato solo frutto di indotte illusioni? Instinct è un lungometraggio che incute timore, imperfetto eppure pronto a spianare la strada alla percezione di noi stessi.


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