L’attore più irriverente dell’attuale panorama cinematografico è tornato. Il comico britannico Sacha Baron Cohen, dopo aver portato sul grande schermo personaggi memorabili come Ali G, Borat e Brüno, stavolta veste i panni del Generale Aladeen, il dispotico dittatore di Wadiya, paese nordafricano immaginario. Dietro la macchina da presa troviamo nuovamente l’eclettico Larry Charles (Borat - Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan; Brüno) che regala al pubblico una pellicola tremendamente divertente ed allo stesso tempo non priva di interessanti spunti di riflessione. Il Generale Aladeen (Sacha Baron Cohen) passa le proprie giornate ad opprimere amorevolmente il popolo di Wadiya, nazione situata da qualche parte nel nord Africa. Nel tempo libero ama costruire bombe nucleari, vincere gare di corsa olimpioniche sparando agli avversari, collezionare volti di belle donne (e non solo), immortalandole su pellicola subito dopo esserci andato a letto, e giocare alla Wii. Il divertimento finisce quando le Nazioni Unite lo invitano a dimettersi costringendolo a volare fino a New York per difendere il proprio malgoverno. Spodestato dal suo consigliere Tamir (Ben Kingsley) e sostituito da un sosia ancora più tarato di lui, Aladeen, privato della sua amatissima barba e reso irriconoscibile, rimane bloccato nella Grande Mela dove incontrerà una serie di personaggi, tra cui l’idealista Zoey (Anna Faris), che lo faranno rimuginare sul vero significato di “democrazia”. A tre anni dalla sua ultima fatica, Charles torna più in forma che mai con quello che può essere considerato il suo miglior lavoro. Dismessi i toni del mockumentary, il regista vira, a sorpresa, verso la commedia classica lasciando comunque ampio spazio all’improvvisazione degli attori, perfettamente a loro agio accanto alla verve esplosiva di Baron Cohen. Ben Kingsley è in stato di grazia: il suo personaggio è senza dubbio il più interessante della storia, un uomo lucido e calcolatore che trascina il film in direzioni inaspettate. L'attore premio Oscar per Gandhi riesce, con grande maestria, a condurre lo spettatore alla risata pur rimanendo perfettamente sobrio. Molto importante anche l’interpretazione di Anna Faris (Scary Movie), giovane co-protagonista dotata di forte personalità e talento, finalmente alle prese con un ruolo che le darà sicuramente l’eco che merita. La vera forza della pellicola è data dal ritmo forsennato con cui si susseguono le gag di un Baron Cohen senza freni. La star si prende la libertà di ironizzare su tutto, arrivando a toccare i limiti del politicamente scorretto. La folta barba - che non può non ricordare Bin Laden - viene sapientemente usata come lasciapassare per ogni sorta di azione sconveniente. La ripugnanza nei confronti di ogni stanco perbenismo è ciò che rende Il dittatore un’opera imperdibile e che lo eleva ben al di sopra di commedie ipocrite, confezionate a tavolino al solo scopo di fare cassa. Geniali i cammei di Megan Fox ed Edward Norton, in una breve scena che, da sola, vale più degli ultimi film che lo hanno visto protagonista. Un prodotto valido che getta forti dubbi sul nostro modo di vivere e di pensare alla democrazia. Il nostro è il solo modello da seguire? Siamo veramente uomini liberi? Ridete e meditate.