
Lol è un acronimo che sta per Laughing Out Loud che, nel linguaggio giovanile e in quello degli sms, indica qualcosa di estremamente divertente. Lol è anche il titolo del film di Liza Azuelos, nominato ai Premi César del 2010 e al Montecarlo Film Festival de la Comédie. Al suo terzo lungometraggio come regista – dopo Comme t’y es belle e Ainsi soient-elles – la giovane produttrice e sceneggiatrice, decide di portare sul grande schermo la storia di due donne simili, ma anche visceralmente diverse, mettendo in scena l’intramontabile conflitto affettivo che viene a instaurarsi tra madri e figlie. Lol è il soprannome che gli amici usano per chiamare Lola (Christa Theret), giovane liceale dal forte desiderio di indipendenza. Dopo la rottura della sua storia con Arthur (Félix Moati) la ragazzina si avvicina al migliore amico Mael (Jérémy Kapone), del quale finirà per innamorarsi. Mentre Lola è tutta presa dai turbamenti sentimentali e dalle giostre emotive tipiche della prima adolescenza, sua madre Anne (Sophie Marceau) affronta problematiche analoghe. Dopo aver tentato di aggiustare le cose con il suo ex marito Alain (Alexandre Astier), la donna inizia una relazione con il poliziotto Lucas (Jocelyn Quivrin). La vita di Lola e Anne cambia di colpo quando, per sbaglio, Anne si imbatte nel diario della figlia, scoprendo i segreti più reconditi della ragazza. Esistono numerose varianti narrative per raccontare il difficile momento della pubertà: c’è chi, come Catherine Hardwicke con il suo Thirteen, sceglie un tono aspro e drammatico, forzando i meccanismi consci e inconsci di giovani adolescenti allo sbaraglio. C’è chi, come Liza Azuelos, predilige toni più leggeri e carichi di energia che, forti di un’estetica pop, non rinunciano a gettare uno sguardo critico sulle nuove generazioni. Tra alcool, droga e sesso la vita di Lola appare – agli occhi della madre, come a quelli degli spettatori – sregolata e provocatoriamente ribelle. Gli amici di cui si circonda, lungi dal consigliare una strada più sicura, si buttano a capofitto nelle medesime avventure, ridendo sguaiatamente di quegli adulti che li guardano dall’alto in basso, ma che in realtà non sanno niente di loro, né delle loro vite. Dall’altra parte del filo, però, non ci sono genitori vecchio stampo, né dispotiche autorità; non tutti almeno. I genitori di Lola sono quarantenni parigini, un po’ coquettes e un po’ dandy, che non rinunciano al ricordo dei propri giorni di fuoco, che non si fermano davanti alla cannabis o che non si fanno scrupoli nel rinfacciarsi colpe di nessun peso, come giovani sedicenni pazzi d’amore. Liza Azuelos si diverte nel dirigere questa commedia con diversi punti in cui il j’accuse scivola in sordina, lasciando il posto ai numerosi parallelismi che si vengono a instaurare tra le due protagoniste che, in più di un’occasione, usano parole simili per descrivere situazioni complementari. Sophie Marceau e Christa Theret duettano che è un piacere, e guardarle dividere la scena è una divertimento costante. Pensato per teenager, scritto con sagacia, e recitato altrettanto bene, LOL - Il tempo dell'amore non si limita a raccontare gli anni ruggenti di una generazione adolescenziale in continua evoluzione, ma cerca di andare oltre, dipingendo il ritratto a tinte accese dei giovani di oggi, con le loro All-star colorate, la tecnologia accessibile dappertutto e in ogni momento (dai cellulari, alle continue schermate di msn), la loro irrefrenabile voglia di bruciare le tappe della crescita e sentirsi finalmente grandi.