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Le 5 leggende

17/11/2012 12:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Le 5 leggende

«Ogni volta che un bimbo dice "Io non credo alle fate", una fatina da qualche parte muore»...

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«Ogni volta che un bimbo dice "Io non credo alle fate", una fatina da qualche parte muore». Cosa succederebbe se questo assunto di James M. Barrie, in Peter Pan, si potesse estendere a tutti i protagonisti delle favole e delle leggende per bambini? È questa l’idea di partenza di Le 5 leggende, nuovo film targato Dreamworks, diretto dal regista esordiente - ma collaudato storyboard artist - Peter Ramsey, e supervisionato dal sempre intuitivo e lungimirante Guillermo Del Toro. Rise of the Guardians è un gioiello d’animazione che vede tra i suoi protagonisti gli eroi dell’infanzia, da Babbo Natale alla fatina dei denti, dal coniglietto pasquale all’uomo dei sogni, senza dimenticare Jack Frost, colui che porta l’inverno e la neve.


Jack (Chris Pine) vive da trecento anni invisibile agli occhi degli uomini. Il misterioso uomo della luna l’ha salvato dalle profondità di un lago ghiacciato e, da allora, il ragazzo porta gelo e neve ovunque vada, senza che nessuno sappia della sua esistenza. Al polo Nord, intanto, Babbo Natale (Alec Baldwin) scopre un nefasto presagio: una terribile ombra sembra voler oscurare il mondo. Timoroso di quanto sta per accadere, decide di riunire i suoi guardiani: la fatina dei denti (Isla Fisher), Sandyman e il coniglietto pasquale (Hugh Jackman). Il compito di questo piccolo gruppo è quello di proteggere i bambini e di renderli felici; la minaccia incombente, tuttavia, è una di quelle in grado di distruggere tutto ciò per cui i guardiani hanno sempre combattuto. Quando il misterioso uomo della luna indica Jack Frost come quinto guardiano, quest'ultimo dopo un primo rifiuto, accetta di aiutare i nuovi amici dopo che il mondo della fatina dei denti viene attaccato. Compito delle fatine è quello di conservare i denti, veri e propri contenitori dei ricordi d’infanzia. Alla ricerca spasmodica della propria identità, Jack decide di seguire i guardiani contro il loro nemico mortale, l’Uomo Nero (Jude Law), prima che questi riesca a scacciare i sogni dei bambini e rimpiazzarli con l'incubo della paura. Le speranze dei cinque guardiani sono tutte riposte nella fede di un bambino, Jaime, ultimo baluardo rimasto a credere ancora nei leggendari personaggi.


Dopo aver rivoluzionato le favolistiche ambientazioni di principi e principesse attraverso le avventure dell'orco Shrek, la DreamWorks si prepara ad affrontare il Natale con una reinvenzione dei capisaldi della letteratura e delle fiabe per bambini. A questo proposito ripone il buon vecchio Santa Claus, morbido vecchio esiliato al polo Nord, per far posto ad un tatuato omaccione russo con armi da sguainare contro chiunque osi minacciare i suoi bambini. Alec Baldwin traccia, con la forza delle sue corde vocali, un personaggio adorabile nel suo tendere sempre verso l’eccentrico: la miscela di russo e inglese si sposa alla perfezione con l’immagine un po’ coatta del capo del Natale. Proprio come Baldwin, anche gli altri interpreti e doppiatori originali hanno diversificato al meglio i loro avatar; Jude Law, in particolar modo, restituisce l’immagine suadente ed ipnotica di un cattivo che sembra uscito da un capolavoro letterario. Naturalmente la perfezione del doppiaggio sarebbe stata vana se esso non si fosse poggiato su una sceneggiatura brillante e ricca di sottotesti psicologici più orientati al mood dei Pixar Studios (l'integrazione sociale, la solitudine, l'accettazione della propria paura) piuttosto che all'approccio familiare dei lavori precedenti della DreamWorks. Le 5 Leggende è un film visivamente incantevole ed emozionale, anche grazie al 3D che amplifica il coinvolgimento con le mirabolanti riprese digitali. Un vasto contenitore riempito fino all'orlo da personaggi maturi che, pur nel loro rispondere a canoni provenienti dalla migliore tradizione fiabesca, finiscono con l’apparire audaci in virtù dell’operazione di riscrittura che Ramsey ha condotto con un’eleganza e un’esuberanza che rendono pressochè impossibile non lasciarsi guidare da quella stessa foga estatica.


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