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Un enfant de toi

23/11/2012 12:00

Erika Pomella

Recensione Film,

Un enfant de toi

Aya (Lou Doillon) e Louis (Samuel Benchetrit) non si amano più; o almeno questo è quello che credevano quando hanno deciso di separarsi e di ricostruirsi una nu

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Aya (Lou Doillon) e Louis (Samuel Benchetrit) non si amano più; o almeno questo è quello che credevano quando hanno deciso di separarsi e di ricostruirsi una nuova vita. Aya ora convive con Victor (Malik Zidi), un dentista dolce e attento ad ogni sua necessità. Louis, invece, è impegnato con la giovane Gaelle (Maryline Fontaine), una ragazza dalle idee precise e senza peli sulla lingua. Eppure i due, apparentemente soddisfatti delle loro nuove relazioni, cominciano a rifrequentarsi, dandosi appuntamenti nei più disparati luoghi, e sviscerando il loro rapporto, perso tra passato e presente. Mentre Victor diventa sempre più sospettoso, i due ex coniugi cominciano una relazione clandestina, che non sfugge agli occhi della piccola Lisa (Olga Milshtein), figlia della coppia, confusa dalla giostra emotiva su cui i suoi genitori hanno deciso di salire.


Presentato in concorso alla settima edizione del festival internazionale del film di Roma, che ha premiato Maryline Fontaine come miglior interprete emergente, Un Enfant de toi è tedioso onanismo verbale su due personaggi che non conoscono il proprio posto nel mondo. L'esistenza dei due oscilla tra dialoghi al limite dell'assurdo che non trovano alcun riscontro nella verosimiglianza rincorsa dal regista Jacques Doillon con una messa in scena asciutta e fatta essenzialmente di luoghi chiusi. La struttura della pellicola - inspiegabilmente divisa in capitoli - non aiuta in alcun modo l'identificazione tra pubblico e spettatore. Già l'eccessiva durata appare un ostacolo insormontabile per un film che vorrebbe vestirsi da commedia, finendo poi per assumere le dubbie sembianze di un saggio umanistico/sentimentale. L'idea di raccontare la vicenda di due ex partner, attraverso gli occhi smaliziati di una bmabina, sulla carta avrebbe potuto essere vincente ed è indubbio che le sequenze con la piccola e brava Olga Milshtein siano le più riuscite. Purtroppo, però, il cineasta francese sembra solo teso alla costruzione di una sceneggiatura ampollosa e retorica, che si accartoccia su se stessa in un gioco di rimandi autoreferenziali che esclude chi è seduto in sala.


Proprio per la sua natura dialogata, Un enfant de toi avrebbe necessitato dell'apporto di bravi attori in grado di portare sulle proprie spalle il peso di uno script per nulla agevole. Se Malik Zidi - che il pubblico italiano conosce per la sua partecipazione nel film Ex - cerca in ogni modo di riportare l'ago della bilancia su un piano di credibilità, il resto del cast si trova bloccato in una dimensione talmente artificiosa da essere impossibilitato ad uscirne. Lou Doillon, figlia del regista, non solo interpreta il personaggio meno riuscito della pellicola, ma sembra del tutto incapace di spaziare tra le varie espressioni del volto umano, congelata nella smorfia altezzosa di una donna alto-borghese che non si accontenta mai di quello che ha, ancorata ai fasti di una giovinezza ormai svanita nel tempo. Qualsiasi dialogo l'attrice affronti, che sia con l'ex marito o con l'attuale compagno, non solo è inverosimile per i deficit del copione, ma ha la capacità di infastidire oltremodo lo spettatore. Il suo partner sul set - Samuel Benchetrit - si impegna maggiormente nel tentare di offrire un maggiore approfondimento psicologico, ma, obbligato com'è a dire frasi spesso senza senso, fallisce miseramente. Un enfant de toi è la costruzione di un universo diegetico claustrofobico di cui regole e situazioni si intuiscono e prevedono dopo i primi snervanti minuti di visione.


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