Luglio 2001: mentre a Genova si tiene la più importante riunione internazionale dei vertici politici, il G8, i movimenti no global organizzano proteste pacifiche e contestazioni, presto violate dagli interventi criminali dei Black Block. Il crescente clima di violenza diffusa sfocerà in fatti drammatici come la morte di Carlo Giuliani, l’irruzione della polizia alla scuola Diaz, le torture della caserma di Bolzaneto. In un docu-film shock, Franco Fracassi e Massimo Lauria ripercorrono - tra interviste, testimonianze, narrazioni - la storia del più controverso G8 di tutti i tempi. Nel 2012 The Summit veniva presentato in anteprima alla 62sima Berlinale, in abbinamento tematico con Diaz di Daniele Vicari. Quest'ultimo vinse il secondo Premio del Pubblico, mentre il primo, presentato nella sezione Panorama Dokumente, ottenne la menzione speciale della giuria e anche il favore di Dieter Kosslick, direttore del festival tedesco, che ne lodò la cura documentaria e il coraggio del tema affrontato, optando – pur dopo qualche esitazione – per la sua proiezione in versione integrale. Risultato di 100 ore di riprese video, registrazioni audio e interviste, il film di Fracassi e Lauria è una pellicola insolita per il genere, soprattutto per l’approccio proposto dai due registi: a quasi dodici anni di distanza dai fatti di Genova – che solo da un paio d’anni hanno trovato rappresentazione al cinema – The Summit opera una dettagliata ricostruzione dei giorni precedenti, contemporanei e successivi al G8. In questa attenzione documentaristica i due registi non si limitano solo alla cronaca degli accadimenti ma esaminano anche le cause della violenza, gli antefatti politici, i focolai e le ombre nelle inchieste che seguirono. Vengono raccolte testimonianze da ogni lato della vicenda - come le interviste a Sergio Finardi del sindacato di polizia Silpa/CGIL o a Dario Rossi del Genova Social Forum o le registrazioni delle telefonate - e dato vita a veri e propri micro-saggi di storia contemporanea, che raccontano l’origine e il significato di gruppi come i black block, dei Forum Sociali e dei Forum Economici Mondiali, della filosofia "no global". Una nota a parte costituisce l’oscura vicenda di Carlo Giuliani, ricostruita come in un set, a voler imprimere un'aura di fiction ad un’opera intensamente pregna di nozioni e informazioni, che colpisce per la lucidità di analisi, la freddezza con cui vengono mostrate le crude immagini del G8 e soprattutto per la quantità di quesiti che – nonostante la precisione giornalistica – restano oggi senza risposta. Com’è possibile che i controlli al G8 non avessero fermato i Black Block, come nasce la rivalità sul campo – ritrattata nel film con scenari simil-bellici – tra la testuggine della polizia e i manifestanti e soprattutto come si sviluppa la dinamica dell’odio sociale. Nel ricostruire il clima di tensione esistente prima di Genova ed esploso in quell’occasione in violenza divampante, Fracassi e Lauria svestono per qualche sequenza i panni dei documentaristi, indossando invece lo sguardo degli autori, provando a stare ora in piazza ora nella Diaz ora a Bolzaneto, dalla parte dei vincitori o dei vinti, riflettendo a quale dei due schieramenti si possa attribuire un’etichetta o l’altra. E se da un lato la riflessione sulla violenza dell’ideologia o sul crimine che diventa obbedienza libera i singoli uomini dalle responsabilità – non penali, ma almeno da quelle storiche – getta di contro un’ombra inquietante non solo sull’Italia e sulla sua classe politica e dirigente, ma sul mondo intero, per come ha affrontato i fatti di Genova, tra omertà , bugie e insabbiamenti.