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Superman II

24/05/2013 11:00

Giuseppe Salvo

Recensione Film, CineComics,

Superman II

Alla notizia che parte del materiale per Superman II fosse già pronto, girato contemporaneamente alla pellicola del 1978, e che l’uscita sarebbe stata imminente

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Alla notizia che parte del materiale per Superman II fosse già pronto, girato contemporaneamente alla pellicola del 1978, e che l’uscita sarebbe stata imminente una volta terminate le riprese mancanti, qualcuno tra gli spettatori – piccoli o grandi, statunitensi e cosmopoliti – che assistettero a quel miracolo visivo, almeno una volta si sarà fatto sorprendere col mento in su e lo sguardo a scrutare le nuvole. Se l’obiettivo del primo capitolo della serie era quello di far credere che un uomo potesse volare, il secondo mantiene alta la soglia di verosimiglianza e resa visiva delle sovrumane meraviglie dell’eroe kryptoniano e, superati gli intoppi e le divergenze produttive che portarono all’esclusione di Brando e Donner (che aveva già diretto oltre un’ora di pellicola destinato al sequel), la scelta, per ultimare le scene di raccordo, ricadde su Richard Lester, regista di Filadelfia, britannico d’adozione, con alle spalle un’altalenante filmografia divisa tra commedia, dramma avventuroso e romantico (I tre Moschettieri, Robin e Marian con Sean Connery e Audrey Hepburn), e film musicali, tra i quali spiccano A Hard Day’s Night e Help girati con i Beatles.


Dopo aver messo i suoi straordinari poteri al servizio dei cittadini di Metropolis e aver salvato la nazione da una strage nucleare ordita da Lex Luthor con l’obiettivo di distruggere la California, l’alieno provenuto da Krypton continua ad indossare la doppia identità di eroe e uomo comune, districandosi tra l’impacciato giornalista del Daily Planet Clark Kent, e il garante della sicurezza della Terra noto come Superman. Quando un manipolo di terroristi minaccia di far saltare in aria la Tour Eiffel e radere al suolo la città francese, il supereroe si precipita a sventare il pericolo scaraventando l’ordigno fuori dall’atmosfera terrestre. L’esplosione della bomba libererà tre criminali di Krypton, confinati fino ad allora nel cosmo all’interno della prigione chiamata Zona Fantasma dal padre biologico di Superman, Jor-El. Finalmente a piede libero e con a capo il generale Zod, i tre malfattori votati alla violenza e alla distruzione, sono adesso in cerca dell’erede del loro carceriere, per poter finalmente compiere l’agognata vendetta.


Quando si parla del secondo Superman, sembra si voglia fare a tutti i costi opera di screditamento nei confronti di Richard Lester. Cast e crew pressoché invariati, così come circa il 30% del girato risalente ai tempi di lavorazione del primo episodio, fanno infatti del sequel un’opera geneticamente figlia del suo predecessore. Il regista statunitense, chiamato a fare un’operazione di coordinamento e suturazione, porta a compimento un lavoro che, raccogliendo le intenzioni drammaturgiche originarie di approfondimento delle trovate umoristiche e delle dinamiche romantiche, smorza effettivamente i toni epici legati alla narrazione delle origini del superuomo DC con raccordi derivati dalla commedia – un gusto per la gag che troverà vasto campo d’azione soprattutto nel terzo capitolo della serie, diretto ancora da Lester - e dal sentimentale. Ma sono soprattutto alcuni inserti rivelatori, come la causa iniziale della liberazione dei villain, o il disvelamento agli occhi di Lois dell’identità segreta del supereroe, fino ad un epilogo di non immediata intellegibilità, a conferire ad una pellicola pur coerentemente integrata nelle sue parti (e questo rimane comunque un merito da attribuire a Lester), la generale sensazione che con l’altro Richard ad ultimare l’epopea del superuomo di Krypton sarebbe stata altra cosa. Sentore che avrebbe avuto, a 26 anni di distanza, una sua conferma (e rivalsa, vista l’esclusione di Donner nel 1980 anche dai credits) nella distribuzione direct-to-video di Superman II – The Richard Donner Cut.


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