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Via Castellana Bandiera

25/09/2013 11:00

Valentina Pettinato

Recensione Film,

Via Castellana Bandiera

Premiato a Venezia 70 con la Coppa Volpi per la migliore interprete femminile - Elena Cotta - Via Castellana Bandiera segna l’esordio alla regia della scrittric

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Premiato a Venezia 70 con la Coppa Volpi per la migliore interprete femminile - Elena Cotta - Via Castellana Bandiera segna l’esordio alla regia della scrittrice Emma Dante. Tratto dall'ononimo suo romanzo edito da Rizzoli nel 2009, il film racconta la storia di una Sicilia testarda e orgogliosa, che si esaurisce in un giorno di caldo qualunque nel piccolo vicolo che dà il titolo al film. Due le protagoniste principali: la prima è Samira (Elena Cotta), una donna ormai avanti con l’età che convive col dolore di una perdita importante, quella di sua figlia (uccisa anni prima dal cancro) e che passa giorni di follia sconvolgendo la vita tranquilla della periferia di Palermo. Samira trascina le sue giornate tra un cimitero desolato in compagnia di cani randagi e limitandosi al ruolo di ‘autista’ sui generis per il resto della sua famiglia, un genero e i nipoti che in realtà non gradiscono più molto la sua ingombrante presenza. La seconda protagonista è Rosa, che si trova a dover tornare in questo scorcio di Sud dimenticato per accompagnare Clara, la sua compagna, al matrimonio di un amico.


Samira, Rosa, Clara, l’ingombrante famiglia Calafiore e tutto il vicinato di Via Castellana Bandiera sono schieramenti duellanti: capeggiati dalle rispettive prime donne, nessuno dei due blocchi compatti vuole cedere il passo all’altro. Emma Dante, regista teatrale al suo esordio al cinema, racconta questo incontro tra due realtà opposte ma così simili attraverso Rosa e Samira, in fuga da una madre la prima, e madre che non riesce a staccarsi da una figlia l’altra. Così, il dolore fa da pista comune, su questa piccola strada dimenticata da Dio dove vige l’anarchia (gli abitanti scelgono il numero civico da attribuire alle case, così esistono più numeri uguali) e le due donne decidono di combattere la propria battaglia, fronteggiandosi con un nemico ideale, la propria prigione mentale proiettata però nella cocciutaggine altrui. Una sorta di western al femminile con i vestiti buoni della domenica, con gli uomini che intavolano bische clandestine, scommettendo sulla vittoria di una o dell’altra. Il film, lodevole dal punto di vista del girato, è in realtà troppo complesso per un piccolo film monolocation di scarno secondaggio. Troppi i registri che si intersecano, creando un crocevia dove l’arteria principale è come via Castellana Bandiera, troppo esile per il passaggio di tutti. Nonostante la meravigliosa camera fissa sul finale, che riprende un quartiere in delirio e sgarrupato (col sottofondo di Cumu è sula la strata dei fratelli Mancuso), il film, in automobile, resta in realtà totalmente immobile, nonostante le performance attoriali di questo cast rock e femminile (muta e pazza Elena Cotta, ribelle ostinata Emma Dante, e la punk compassionevole Alba Rohrwacher). Via Castellana Bandiera è un vortice che trascina tutti i protagonisti verso un burrone ideale che è rappresentato dalla tragedia, inesorabile, quando non c’è verso di cambiare.


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