Dopo la tiepida accoglienza di Ortone e il mondo dei Chi, il regista Jimmy Hayward realizza una grottesca e irriverente favola esopica con personaggi che, graficamente, richiamano i protagonisti del videogame Angry Birds, ed emotivamente esaltano il valore dell'amicizia. Reggie è un tacchino solitario, insolito ed eccentrico. Ossessionato dall’idea che l’allevatore voglia farlo ingrassare per servirlo in tavola, viene allontanato dal suo gruppo. Quando le sue teorie si rivelano veritiere, Reggie viene graziato dal Presidente degli Stati Uniti d'America e inizia a condurre una vita agiata: pizza a volontà, tv via cavo e servitori disposti a servirlo e riverirlo. Una sera, l'atletico tacchino Jake, capo del Fronte Liberazione Tacchini, lo rapisce e lo costringe a viaggiare avanti e indietro nel tempo per salvare tutti i tacchini del mondo. I due protagonisti, allora, approdano nel lontano 1621 e cercano di convincere gli umani a cambiare il menù della Festa del Ringraziamento. Presagi mistici, profezie, viaggi nel tempo. Il mondo in cui vive Reggie è fatto di campi di grano, di recinzioni e di perenni controlli qualitativi. Non esiste modo di sfuggire al proprio destino se non tramite un miracolo. E questo, per una volta, avviene: egli viene scelto come “tacchino graziato nel giorno del Ringraziamento” e, quindi, liberato dalla sua sorte. Ecco dunque che un'esistenza ordinaria diviene bizzarra, inconsueta, diversa. La vita di Reggie, volente o nolente, acquista un senso perché ha uno scopo umanitario da raggiungere. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Hayward, però, fatica a decollare e non riesce davvero a coinvolgere lo spettatore e ad emozionarlo. I personaggi, eccessivamente caratterizzati, si rapportano l'un l'altro solo tramite sketch tragicomici che, a lungo andare, rallentano il racconto e lo banalizzano. Neanche le ambientazioni surrealistiche - realizzate con colori pastello e senza alcuna sfumatura - e la musica tecno, ritmata e altisonante, riescono a sopperire alle mancanze insite nella narrazione stessa. I dialoghi abbondano di luoghi comuni e persino le missioni segrete dei due protagonisti, attraverso viaggi nel futuro e nel passato, risultano troppo barocche e sfarzose. Tacchini in fuga, dunque, nonostante i buoni propositi, non può ritenersi un'operazione completamente riuscita.