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Last Vegas

21/01/2014 12:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Last Vegas

Definito da più parti come la versione senile di Una notte da leoni, arriva in Italia Last Vegas, ultima pellicola del noto regista Jon Turteltaub (Phenomenon,

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Definito da più parti come la versione senile di Una notte da leoni, arriva in Italia Last Vegas, ultima pellicola del noto regista Jon Turteltaub (Phenomenon, il dittico de Il mistero dei Templari, L'apprendista stregone). Il cineasta newyorkese punta per l'occasione su un cast di vecchie glorie, reclutando attempati nomi di primissima grandezza come Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman e Kevin Kline, interpreti capaci di attirare ai botteghin un'ingente quantità di pubblico di tutta le età.


L'ambientazione della storia è, appunto, Las Vegas, città nella quale il personaggio di Billy (Michael Douglas) ha deciso di celebrare il suo addio al celibato, prima dell'imminente matrimonio con una ragazza di quarant'anni più giovane di lui. Per l'occasione richiama così i suoi amici d'infanzia, con i quali negli anni '50 formava la banda dei Flatbush Four. Sam (Kevin Kline), sposato da anni ma incapace di ritrovare le emozioni di gioventù; Archie (Morgan Freeman), nonno a tempo pieno sopravvissuto di recente ad un infarto e Paddy (Robert De Niro), il miglior amico di Billy con il quale però ha avuto un duro contrasto l'anno prima, decidono così di partire e ritrovarsi per passare un weekend nella capitale mondiale del divertimento.


Con un titolo (mantenuto anche dalla distribuzione italiana) che è tutto un programma, Last Vegas racconta le 48 ore di follia vissute dagli amici di un tempo, in una città dove vizio e divertimento sono gli unici sfoghi tollerabili. Il regista riesce a gestire abilmente la sintonia tra gli attori a discapito della scorrevolezza della narrazione, che si poggia su cliché abusati (a cambiare in questo caso è solo l'età dei personaggi) e si mostra incapace di mantenere una vis comica costante - nonostante la riuscita di alcune gag - con risultati improbabili pur considerando il tono leggero della storia. La stessa vena malinconica, che emerge soprattutto nelle fasi finali, non esplode mai con la giusta potenza emotiva, bensì apparendo come un contentino dovuto all'evoluzione dello storyline. Una mancanza di coerenza che rende Last Vegas più furbo che riuscito, in virtù anche di una forzata sottotrama romantica che riporta i personaggi di Paddy e Billy di nuovo alle prese con il loro passato. Gli stessi attori, che non disdegnano sottili passaggi autoironici/parodistici (basti vedere Robert De Niro resuscitare il suo Jake LaMotta di Toro Scatenato), non sembrano molto convincenti, semmai spaesati in diverse occasioni. D'altronde, vedere quattro uomini attempati alle prese con party selvaggi, spogliarelliste e bikini contest - se non supportati da una sceneggiatura brillante - finisce davvero per sospendere qualsiasi intento, comunque non previsto, di credibilità.


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