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Overheard

11/03/2014 11:00

Maurizio Encari

Recensione Film,

Overheard

Overheard è, sopra ogni cosa, il film di una doppia amicizia...

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Overheard è, sopra ogni cosa, il film di una doppia amicizia. La prima, tra i registi Felix Chong ed Alan Mak, anche affermati sceneggiatori non nuovi alla collaborazione dietro la macchina da presa (di cui l'ultimo frutto, Silent War, è uscito nel 2012); la seconda, quella tra i tre protagonisti della pellicola, interpretati da tre attori di fama e di prima grandezza del panorama sino/hongkonghese come Louis Koo (Drug War, Don't go breaking my heart), Daniel Wu (La vendetta del dragone, Europa report) e Lau Ching-Wan (Mad detective, The great magician). Un vero e proprio tris d'assi di volti familiari agli amanti del cinema dell'ex colonia britannica, che qui vestono rispettivamente i panni di Gene, Max e Johnny, compagni inseparabili che lavorano come agenti in importantissime missioni di sorveglianza. Il loro ultimo caso verte su un'ingente frode di inside trading, e una notte i tre decidono di ignorare un'importante conversazione per avvantaggiarsene dal punto di vista economico. Scelta che rimetterà in gioco, e in pericolo, le loro stesse vite.


Piace vincere facile alla coppia di registi, che realizzano un film stilisticamente ineccepibile con una buona dose - a tratti, a dire il vero, un po' forzata - di drammaticità, che viene fuori maggiormente quando vengono presentate le vite dei personaggi al di fuori dell'ambiente di lavoro. Gene è infatti sempre a corto di denaro e ha un figlio gravemente malato, Max è prossimo al matrimonio ma il suocero ritiene che getti via il suo tempo quando potrebbe ambire a cariche più alte, Johnny ha una relazione segreta con l'ex moglie di un collega con cui tempo prima era inseparabile. E se qualche eccesso di patetismo viene alla luce è comunque giustificato dallo svolgersi degli eventi, pronti a deflagrare in un finale intenso e toccante baciato da un riuscitissimo epilogo. Overheard è comunque ricco di una palbabile tensione, con una sequenza d'apertura "ad orologeria" di raro impatto e una tensione sotterranea che si divincola con passo fascinoso e mai gratuito nei cento minuti di visione. La fotografia offre il meglio negli scorci suggestivi della sempre splendida Hong Kong, e la colonna sonora, che sottolinea più volte la sua presenza, conferisce il giusto pathos ai momenti più intensi. Tra cameratismo e interessi, dolore e rimorsi, la visione è diretta e interpretata magnificamente, regalando ai tre interpreti le ennesime performance di carriere sempre in crescendo. Un'opera sulla legge del contrappasso che racconta un'amicizia solida e genuina destinata a sopravvivere anche all'amara e prevedibile resa dei conti. E che è assai piaciuta in patria e tra i cultori del cinema orientale tanto da generare, solo due anni dopo, una sorta di reboot con gli stessi attori in ruoli però del tutto nuovi.


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