Alan (Ignazio Oliva) è separato e abita in un magazzino dove sfoga le proprie frustrazioni su un sacco da boxe e facendo stalking alla ex moglie Giulia (Anna Ferzetti). Ines (Anna Foglietta), solitaria e insoddisfatta, vive annoiandosi delle proprie piccole abitudini, soggetta ai consigli di un’amica più estroversa. Entrambi lavorano senza entusiasmo per una grande società di vendita ed entrambi cercheranno su internet, nelle chat e nei siti di incontro, quello che la vita sembra loro rifiutare. Luca Tornatore è un giovane regista: alle spalle ha una tralasciabile opera prima e una carriera da colorista nel cinema, fattore senza dubbio più determinante nello sviluppo del suo secondo film, St@lker, pellicola di non grandissima riuscita ma sulla quale è perfettamente visibile la cura estetica e l’attento lavoro di postproduzione. Arricchito da un cast di volti noti della televisione e del cinema commerciale – non solo l’esuberante Anna Foglietta ma anche Ignazio Oliva e Anna Ferzetti (quest’ultima figlia dell’indimenticato Gabriele) - St@lker è un film dalle intenzioni confuse rivolto ad un pubblico incerto. Da un lato infatti il regista dirige una pellicola cupa, ispirata alla cronaca nera e nei toni di un thriller, che si compone delle dinamiche intrecciate fra i personaggi; d’altro canto il film si concentra soprattutto sui due protagonisti, interpretandone il disagio di un’esistenza turbata - dal fallimento nel caso di Alan, alla solitudine nel caso di Ines - e indugiando sulla perversione e sulle loro compulsioni sociali. L’oscillazione fra questi due estremi stilistici, che porta da momenti a ritmo serrato a più lente digressioni intimistiche (o presunte tali), danno vita ad una pellicola dall’andamento incostante e contradditorio, simile ad un collage di differenti episodi di una serie televisiva. Lo svolgimento frammentario della trama rende soprattutto di difficile ricezione le implicazioni che dovrebbero ricordare che il film è “tratto da una storia vera” e che invece appaiono più simili a espedienti per raccontare l’isterismo della vicenda pseudo-sentimentale fra Alan e Giulia: di conseguenza anche il personaggio del protagonista – la cui psicopatia avrebbe costituito un soggetto interessante – si compone di bizzarrie ed eccessi che impediscono al pubblico sia di empatizzarvi sia di considerarlo un nemico credibile. Il grottesco e l’irrealtà di alcune sequenze (quelle legate alle avventure sessuali del protagonista, per esempio), insieme ad un linguaggio registico in definizione nel quale emergono le scelte formali prima ancora di quelle contenutistiche, fanno di St@lker una pellicola a tratti sgradevole e sicuramente dotata di più di un’irrisolutezza.