Era il 1981 quando Franco Zeffirelli, famoso nel panorama internazionale grazie allo sceneggiato televisivo Gesù di Nazareth, realizzò Amore senza fine, una melensa trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Scott Spencer. Da sempre appassionato di storie d’amore impossibile, il regista, forte dell’esperienza avuta con gli adattamenti da Shakespeare di Romeo e Giulietta e La bisbetica domata, mostra le esasperate conseguenze di un’ossessione amorosa. Chicago, anni ’80. Jade (Brooke Shields) è una sensuale ragazza di buona famiglia che, a pochi mesi dalla fine della scuola, si innamora follemente di David (Martin Hewitt), trascurando drasticamente gli studi. Quando Hugh (Don Murray) scopre che il ragazzo trascorre ogni notte in camera della figlia, lo obbliga a smettere di vederla e a starle lontano per un mese. Sospettando che la ragazza lo tradisca con un compagno di scuola, però, David, in preda a una collera sfrenata, appicca il fuoco nella lussuosa casa Butterfield mettendo in pericolo l’intera famiglia. Condannato a scontare cinque anni in manicomio ma rilasciato dopo due per buona condotta, il ragazzo parte per New York alla ricerca della sua amata. Uno straniante fuori fuoco immette lo spettatore in un'atmosfera torrida. Un’inquietante luce caravaggesca abbraccia due corpi giovani, atletici e scolpiti che si avvicinano, si uniscono e si fondono, scoprendo l'estasi erotica. Divenendo dipendenti dal piacere puramente sessuale, Dave e Jade abbandonano presto l'età dell'innocenza ed entrano in una torbida spirale viziosa di erotismo e perversione. La madre della ragazza, trovando i due amanti a letto insieme, diventa una voyeur perversa e stravagante mentre suo marito, arrabbiato per non essere riuscito a proteggere la virginità della figlia, allontana il ragazzo scatenandone l'ira. Furioso e pazzo d'amore, David tenta imprese teatralmente disperate, sfiora la galera ma finisce direttamente in uno squallido centro d'igiene mentale. Con una sadica e improduttiva tendenza all'esagerazione e al dramma, la sceneggiatrice Judith Rascoe (I guerrieri dell'inferno) confeziona una narrazione difficilmente empatica poiché sovrappone registri stilistici e narrativi in continua collisione. Non riuscendo a coinvolgere il pubblico nella storia, Amore senza fine si rivela una pellicola angosciosa e stucchevole che, nel tentativo di trafugare tragedie shakespeariane, finisce ben presto per ripiegarsi su se stessa.