Autore nato sotto il rassicurante tetto della commedia francese, Alexandre Coffre si affida alle interpretazioni di due dei più celebri attori d’oltralpe – l’istrionico Dany Boon di Giù al Nord e la finalmente protagonista Valérie Bonneton - per dirigere un moderno La Guerra dei Roses, che riscrive in chiave comico-sentimentale il road movie matrimoniale. Alain (Dany Boon) e Valérie (Valérie Bonneton), separati da anni e uniti l’uno all'altra da un astio ferocissimo, si ritrovano senza saperlo sullo stesso volo che dalla Francia li dovrebbe condurre a Corfù dove la loro primogenita Cécile si sposa. A causa però dell’eruzione del vulcano islandese Eyjfjallajökul, la visibilità sui cieli d’Europa si fa difficoltosa bloccando il traffico aereo e costringendo i due ad un cambio di rotta. Alain e Valérie si troveranno così, loro malgrado, a dover attraversare insieme l’Europa per raggiungere in tempo la meta greca e partecipare all'importante matrimonio. Al contrario della banale traduzione scelta dalla distribuzione italiana, il titolo originale della commedia diretta da Alexandre Coffre e scritta da Laurent Zeitoun – autore già apprezzato per Il truffacuori con Vanessa Paradis – gioca con apprezzabile ironia intorno alla vicenda dell’eruzione, nel 2010, dell’impronunciabile vulcano islandese che con le sue ceneri ha paralizzato per settimane i cieli d’Europa: Eyjfjallajökull, da spunto cronachistico, diviene infatti metafora non solo delle esplosioni della furia ex-coniugale di Alain e Valérie ma anche dell’imprevisto che costringe a deviare il proprio percorso e a fare i conti con l’irrisolto. Per quanto evidente che non ci si trovi di fronte ad un’idea di sceneggiatura rivoluzionaria, la vicenda raccontata da Zeitoun e Coffre non solo manca persino in questo unico punto di interesse ma con le sue prevedibilità, ridotte a innocue scaramucce tra divorziati, non fa altro che cavalcare alcuni dei motivi ricorrenti del cinema di viaggio fino all'inevitabile lieto fine. Privo di romanticismo ma anche dell’umorismo e di un ritmo tale da sostenere una durata di un’ora e mezza, Tutta colpa del vulcano si limita ad appoggiarsi con fiducia sulle spalle dei due protagonisti, caricandoli di un peso che risulta eccessivo non tanto per la Bonneton, riscoperta in un ruolo centrale dopo una lunga carriera da comprimaria, ma evidentemente per Dany Boon, lontano anni luce dalle interpretazioni vivaci del passato e qui relegato senza troppa fantasia al ruolo di marito petulante. Il punto di vista per lo più femminile del personaggio di Valérie infonde al film, in parte, il tocco viperino che lo salva dalla noia ma che soprattutto lo rende quanto basta isterico. Tra liti grottesche, pianti, riconciliazioni e un epilogo al miele, a mancare alla pellicola di Coffre è proprio quell'originalità vulcanica che il titolo annuncia.