Paolo Ruffini, dopo l'esordio alla regia con Fuga di cervelli, ritorna al grande schermo tenendo le redini cinematografiche di Tutto molto bello. Protagonisti, oltre allo stesso regista, il compagno di Colorado Cafè Frank Matano (direttamente da YouTube), Chiara Francini e la bella Nina Senicar. Due uomini agli antipodi si incontrano e in poche ore si aiuteranno l'un l'altro a cambiare la propria visione delle cose. Giuseppe (Paolo Ruffini), critico, serio e con un spiccato senso del dovere, sarà fronteggiato da Antonio (Frank Matano), socievole e generoso, che gli insegnerà a gioire e festeggiare per la vita. Il cinema italiano di serie B sferra un altro dei suoi colpi e non si smentisce. Al di là di qualche raro caso, isolato nel tempo e nella storia, negli ultimi anni è soprattutto la commedia a non stare attraversando un bel momento: ancora una volta, la televisione e i suoi protagonisti (in qualche caso presi dal web demenziale) contaminano la filmografia con pellicole irrilevanti come Tutto molto bello, ultima "fatica" di Paolo Ruffini. Cinema popolare, si potrebbe immaginare, e non che ci sia nulla di male in esso, ma occorre chiedersi se la domanda nei confronti di questo tipo di film sia sempre molto alta, come si vuole far credere, o se sia la distribuzione a sfiduciare lo spettatore. Colorado Cafè al cinema: oltre a questo, c'è poco altro nel film di Ruffini che, dopo Fuga di cervelli, ripropone il medesimo format del suo esordio registico. Un'opera che decisamente svaluta il grande schermo, lasciando dubitare che il pubblico, alla fine dei quasi novanta minuti di durata del film, esca davvero dalla sala divertito. Non c'è niente da rimproverare all'intenzione, dichiarata dallo stesso regista, di voler fare film leggeri e comici: il problema nasce quando il disimpegno diventa un film impalpabile come l'aria e monotono; quando la goffaggine prende il sopravvento sulla comicità, facendo così perdere il senso a un genere necessario nella sua leggerezza. Non solo sembrano terminati, o almeno momentaneamente accantonati, i tempi di Tognazzi in Amici miei o della coppia Benigni/Troisi di Non ci resta che piangere ma, ancor di più, pare che nessuno provi ricalcarne le orme. L'abitudine nostrana viaggia ormai verso il grottesco (che rasenta il ridicolo) e per un certo di tipo di narrazione - come quella di Tutto molto bello - che nella sua ambizione comica perde anche il buon senso.