Continua la riproposizione in sala da parte di Tucker Film, nella versione restaurata e digitalizzata, dei capolavori del maestro giapponese Yasujiro Ozu. Dopo Viaggio a Tokyo e Fiori d'equinozio è il turno di Tardo autunno, terzultimo film della lunga e splendida carriera del cineasta. Riemergono i temi cardine del suo cinema e in questo caso ci troviamo dinanzi d una sorta di auto-remake: la narrazione infatti riprende, con qualche piccolo accorgimento e un tono più leggero, la vicenda che era alla base di Tarda Primavera (1949). Un'opera quasi di anticipato commiato che, non a caso, vede un numeroso cast di volti - sia maschili che femminili - che hanno da sempre popolato i film del regista nipponico. Mamiya, Taguchi e Hirayama, tre amici di mezza età , presenziano all'anniversario della morte del loro amico d'infanzia Miwa. Da sempre segretamente innamorati della vedova Akiko, sono ora preoccupati per la figlia di lei, Ayako, una bella ventiquattrenne ancora single. A dispetto infatti della volontà della ragazza, che vorrebbe ancora vivere insieme alla madre per non lasciarla da sola, i tre uomini decidono di trovarle un candidato sposo. Per ovviare al rifiuto di Ayako pensano di cercare un nuovo marito anche per Akiko: Hirayama, anch'egli vedovo da qualche anno, si candida al ruolo. Il matrimonio è un tema ricorrente nel cinema di Ozu, che anche in quest'occasione si concentra sui rapporti familiari con un tocco malinconico, pervaso da un profondo senso di pace sull'ineluttabilità degli eventi e del trascorrere del tempo. In questo placido scontro generazionale, tra genitori spesso obbligati a matrimoni combinati e figli che optano per uno stile di vita più moderno, anche e soprattutto in campo relazionale, lo stile riflessivo permette alla storia di fluire nelle due ore di visione con una naturalezza magistrale. Nelle genuine battute e scambi di idee, Tardo autunno trova quel tocco di leggerezza che smorza anche i passaggi dolce/amari, in una riproposizione delle classiche tematiche del regista. A tornare non sono solo gli attori, ma anche luoghi già visti in passato - dalla sede di lavoro di uno dei protagonisti ai tipici bar giapponesi - e quello sguardo parallelo sull'evoluzione urbanistica di Tokyo, che compare spesso a collegare i vari frammenti narrativi. In quest'opera riassuntiva, ma non ripetitiva, dell'intera carriera di uno dei più grandi maestri di sempre, ci si ritrova a respirare quel senso di dolce tranquillità che conquista cuore e spirito.