C'era una volta Duello nel pacifico, capolavoro di John Boorman con protagonisti Toshiro Mifune e Lee Marvin. Nel 1985 venne poi una sorta di rifacimento in chiave fantascientifica: diretto da Wolfgang Petersen, tratto dall'omonimo romanzo breve uscito sulla Isaac Asimov’s S. F. Magazine (che per l'appunto si ispirava chiaramente al film del 1967), Il mio nemico traslava la vicenda dei due solitari protagonisti in un contesto di ambientazione intergalattica. L'esperto di effetti speciali Sandy Collora, che già aveva esordito dietro la macchina da presa con lo sconosciuto Archangel otto anni prima, deve aver imparato bene la lezione tanto da aver realizzato nel 2010 Hunter Prey, una versione riveduta e corretta della trama dei suddetti titoli, in una produzione chiaramente low-budget dai non pochi spunti interessanti. Un gruppo di soldati armati si ritrova sperduto su un pianeta sconosciuto, dopo che la navicella sul quale viaggiavano è stata messa fuori uso dal prigioniero che trasportava. Proprio il fuggitivo ha eliminato diversi soldati e ora sono rimasti solo in tre a dargli la caccia, in un luogo ostile e improbo il cui terreno desertico e roccioso offre il campo a diversi tentativi di imboscata. E ben presto la lotta si trasformerà in uno scontro all'ultimo sangue per la sopravvivenza di miliardi di individui. Con un budget al limite del risibile, il regista (anche co-sceneggiatore, produttore e attore in un piccolo ruolo) dirige un'avventura sci-fi secca e scattante, ricca di colpi di scena (il più sorprendente, una sorta di vero e proprio cliffhanger allo scadere della mezzora). Narrazione serrata e all'ultimo respiro, penalizzata soltanto dall'epilogo aperto e inconcludente. Proprio grazie all'avvincente narrazione viene semplice passare sopra agli evidenti limiti tecnici, con effetti speciali assolutamente fuori tempo massimo che, fortunatamente, sono presenti solo in una manciata di sequenze. L'ambientazione desertica, così come l'isoletta di Duello nel pacifico o il pianeta ostile de Il mio nemico, si rivela il giusto mezzo per narrare il controverso rapporto tra le due diverse specie, divise dalla guerra (a tal riguardo non mancano veementi critiche alle politiche colonialiste) ma in parte similari nel carattere. E a tal proposito è giusto sottolineare l'efficace make-up degli umanoidi alieni, e le stesse armature, pur nella loro evidente rozzezza stilistica (che si rifà palesemente al design tipico di Star Wars), non si fanno disprezzare. Con una produzione di alto livello alle spalle (e un finale migliore) Hunter Prey avrebbe potuto essere un piccolo gioiellino sci-fi, ma a conti fatti rimane comunque una visione assai gustosa per gli amanti del genere.