Per festeggiare la fine della scuola e l'inizio dell'estate, Lale (Günes Sensoy) e le sue cinque sorelle decidono di andare a giocare alla lotta sulla spiaggia con i loro compagni. Arrivate a casa dalla nonna le ragazze vengono sgridate e punite per qualcosa di innocente che, per le dicerie della gente, risulta poco conforme alle qualità di pudicizia che una ragazza dovrebbe avere. Inizia così per le cinque sorelle, segregate dallo zio padrone, un vero inferno: dal certificato di verginità, ai matrimoni combinati per mantenere l'onore della famiglia. Finché la piccola Lale, vedendo il suo futuro nelle sorelle più grandi, decide di scappare. Inserita nella rassegna “Alice nella città” della decima Festa del Cinema di Roma, Mustang è l'esordio al lungometraggio della regista turco-francese Deniz Gamze Ergüven. Presentato lo scorso maggio al Festival di Cannes alla sezione Quinzaine, è stato scelto dalla Francia come proprio rappresentante all'Oscar come Miglior Film Straniero, preferendolo alla Palma D'Oro Deephan di Jacques Audiard. L'apertura del film è un episodio biografico della regista, che dà lo spunto per sviluppare una storia di riscatto e di voglia di vita. Quando lo zio padrone decide di imprigionare in casa le sue nipoti, orfane, che abitano a casa della nonna, le ragazze non potranno avere nessun tipo di contatti con l'esterno pur di rimanere pure. La scuola sarà un mero ricordo e verrà insegnato loro solo come mantenere la casa. L'unico modo per uscire dalla prigione sarà il matrimonio combinato con sconosciuti, oppure la morte. Alla più piccola e determinata della famiglia, Lale - è lei a portare le sorelle allo stadio, dopo una fuga rocambolesca dalla casa/prigione, per concedersi un ultimo momento di libertà insieme - questa scelta di vita non va giù. Vedendo il suo futuro in quello delle sorelle decide di darsi alla fuga con Nur (Doğa Zeynep Doğuşlu), unica sorella scampata con lei al matrimonio. Lale, ha dichiarato la regista, è ciò che avrebbe voluto essere: una sorta di alter ego, determinata e combattiva. Per le ragazze unico barlume di speranza è nelle giovani menti e nella voglia di libertà e di vita, proprio come i cavalli mustang del titolo, con chiome lunghissime come quelle delle fanciulle protagoniste. È proprio questa energia il fulcro della pellicola. Le attrici sono tutte giovanissime e alla prima esperienza, con una carica vitale che solo le ragazze di quell'età riescono a trasmettere. La colonna sonora è dolce e melanconica, perfettamente orchestrata da Warren Ellis, parte della band di Nick Cave and the Bad Seeds, e dai Baba Zula, gruppo alternativo turco, conosciuto per la loro apparizione nel documentario Crossing the Bridge di Fatih Akin. Mustang è un ottimo esordio e una riuscita denuncia di ciò che accade nei paesini turchi (e non solo) più sperduti, dove il giudizio della gente e la mente chiusa la fa da padrona, determinando le scelte delle persone. Una visione misogina che, purtroppo, persiste. L'opera di Deniz Gamze Ergüven vuole dare voce a chi, come le cinque sorelle protagoniste, vive una situazione simile ma vuole emanciparsi. Il primo impulso sarebbe di affiancare questo film all'esordio di Sofia Coppola, Il giardino delle Vergini Suicide, ma Deniz Gamze Ergüven sottolinea di essersi piuttosto ispirata a Salò o le 120 giornate di Sodoma. Da Pasolini la regista ammette di aver ripreso lo sfasamento tra forma e contenuto, l'evocare attraverso una storia sordida una società alle prese con il fascismo. Il film può inoltre esser definito un vero e proprio prison movie, proprio come Fuga da Alcatraz, dal quale Mustang recupera il registro drammaturgico di prigionia ed evasione.