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Bella e perduta

19/11/2015 11:00

Caterina Bogno

Recensione Film,

Bella e perduta

Tommaso (Tommaso Cestrone) è un pastore del casertano, dal cuore nobile e dallo sguardo gentile...

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Tommaso (Tommaso Cestrone) è un pastore del casertano, dal cuore nobile e dallo sguardo gentile. Lo chiamano “l’angelo di Carditello” perché ogni giorno si prende cura gratuitamente delle spoglie della Reggia di Carditello, una splendida residenza borbonica abbandonata da tempo a se stessa. Quando gli tocca scrivere le sue ultime volontà, Tommaso esprime la propria preoccupazione per Sarchiapone (con la voce di Elio Germano), un giovane bufalo che egli aveva tenuto con sé dopo averlo salvato da morte certa. Dalle viscere del Vesuvio verrà inviato Pulcinella (Sergio Vitolo), intermediario tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Insieme al bufalotto intraprenderà a piedi un lungo viaggio picaresco verso nord, fino alla caverna di Gesuino (Gesuino Pittalis), un pastore poeta che declama i versi di D’Annunzio davanti al fuoco.


Pietro Marcello, casertano classe 1976, si è già affermato all’attenzione della critica con alcuni documentari: nel 2007 gira di notte sui treni espressi italiani Il passaggio della linea (2007), presentato nella sezione Orizzonti alla 64esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2009 il lungometraggio La bocca del lupo vince numerosi premi, tra i quali il Fipresci del Torino Film Festival e un David di Donatello. Dopo aver fatto ritorno a Venezia con Il silenzio di Pelešjan (2011), dedicato al regista d’avanguardia Artavazd Pelešjan, Marcello si imbatte nella storia del Real Sito di Carditello, creato nel 1744 da Carlo Borbone come luogo di svago e di caccia della famiglia reale. Depredato e in stato di abbandono, sfruttato dai Casalesi come luogo di latitanza, questo gioiello settecentesco è sopravvissuto soltanto grazie alle amorevoli cure di Tommaso Cestrone: è infatti per merito della tenacia del suo angelo che, solo nel 2014, la Reggia di Carditello è finalmente riuscita ad attirare su di sé l’attenzione del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Massimo Bray. «Una storia paradossale e insieme paradigmatica della schizofrenia della società in cui viviamo, dove tanto si parla di tutela dei beni culturali e ambientali mentre quegli stessi beni vengono abbandonati o distrutti»: così Pietro Marcello – autore con Maurizio Braucci della sceneggiatura del film – descrive la vicenda della Reggia, emblema di tutta un’Italia che è ricca e povera allo stesso tempo. Un’Italia, appunto, bella e perduta che Leopardi nella canzone "All’Italia" immaginava come una donna di gentilissimo aspetto vestita di stracci.


Bella e perduta – al cinema dal 19 novembre – è stato pensato in principio come un film itinerante che, ispirandosi a Viaggio in Italia di Guido Piovene, si proponeva di attraversare la provincia per raccontare il nostro Paese: è stata la morte di Tommaso Cestrone, prematura e improvvisa, a trasformare il lavoro di Marcello in qualcosa di completamente diverso rispetto al progetto iniziale. Nasce così quest’opera che si colloca a metà tra il documentario e la fiaba, spostandosi da un genere all’altro senza soluzione di continuità. I momenti realistici si alternano a quelli onirici in un’atmosfera di intenso lirismo. Attraverso la voce fuori campo di Elio Germano, che dà la parola a Sarchiapone, accompagnata dalle soggettive del bufalo stesso, Pietro Marcello riflette sul rapporto tra l’uomo e la natura, che da armonioso si è fatto dolorosamente conflittuale. La vicenda dell’animale diventa metafora dell’esistenza, in una vera e propria sinfonia sulla natura. La grazia del racconto, la delicatezza della colonna sonora, la suggestiva fotografia sono soltanto alcuni dei numerosi elementi che fanno di Bella e perduta un film di rara bellezza. Da non perdere.


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