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Zoolander 2

10/02/2016 12:00

Giovanni Miele

Recensione Film,

Zoolander 2

Nel 2001 Derek Zoolander aveva dimostrato che un modello “bello, bello in modo assurdo”, anche se del tutto idiota, può essere capace di sventare una congiura e

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Nel 2001 Derek Zoolander aveva dimostrato che un modello “bello, bello in modo assurdo”, anche se del tutto idiota, può essere capace di sventare una congiura e salvare la vita al primo ministro malese solo con la forza della sua espressione vincente. Dopo sedici anni lo stesso modello torna all’attacco: stavolta dovrà vedersela con complotti internazionali e guai ben più seri, che rischiano di mettere in pericolo l’intera industria della moda.


Un folto gruppo di popstar, famose in tutto il mondo e idoli incontrastati del web, vengono uccise in circostanze misteriose. Tutti gli omicidi hanno una caratteristica comune: le vittime, prima di morire, lasciano ai loro fan un ultimo selfie con occhio languido e labbra arricciate. La divisione fashion dell’interpol, guidata dall’ex modella di costumi da bagno Valentina (Penélope Cruz), decide di indagare e contattare il famoso modello Derek Zoolander (Ben Stiller) celebre per la sua espressione “blue steel” e per aver salvato il mondo quindici anni prima. Ma la vita di Derek da allora è radicalmente cambiata e, tra guai professionali e sciagure familiari, il modello si è ritirato nel New Jersey in solitudine. Solo il desiderio di rivedere il figlio Derek Jr. lo convince a partire per Roma dove, alla sfilata dell’astro nascente del fashion Atari (Kyle Mooney), incontra il vecchio amico/rivale Hansel (Owen Wilson). I due vengono coinvolti da Valentina nelle indagini sulla morte delle popstar, ma si rendono presto conto di essere implicati nuovamente in un complotto internazionale che coinvolge il mondo dell’alta moda e il cattivo di sempre, Mugatu (Will Ferrell) intenzionato a vendicarsi dopo la sconfitta subita.


Dopo la partecipazione dei supermodelli Derek e Hansel alla sfilata parigina di Valentino durante la settimana della moda nel 2015, seguita da annuncio in grande stile, è finalmente arrivato nelle sale l’atteso sequel di Zoolander, ormai diventato un classico del genere. Zoolander 2 è ancora un concentrato di demenzialità allo stato puro: poco più di un’ora e mezzo per raccontare con ironia il mondo del culto superficiale di se stessi e l’ossessione per il bello da copertina. Se Ben Stiller e co. erano riusciti quindici anni fa a far ridere costruendo un film "stupido in modo assurdo", zeppo di battute non sense, gag demenziali e situazioni grottesche, con il sequel (anche se gli ingredienti non variano) riescono ancora a divertire e a indagare con beffarda ironia quel mondo del fashion ormai trasformato dai social network, dalle stelle del web e dalle nuove tendenze hipster e rubbish chic.


Una trama sconclusionata e inconcludente, eccessiva e assurda, in cui non mancano un gran numero di rimandi parodici: a partire dall’ambientazione nella Città Eterna - chiaro rimando alle spy story degli ultimi 007 e ai grandi complotti massonici di Dan Brown - che ha permesso a Ben Stiller di arrivare a immaginarsi un segreto biblico che ha a che fare con profezie, con la fonte dell’eterna giovinezza, la massoneria dell’industria della moda e l’uccisione delle postar che proteggono “l’eletto”. Dalla formula originale sono ripresi gli innumerevoli camei e le guest star dal mondo della moda come Anna Wintour, Marc Jacobs, Tommy Hilfiger e - ovviamente - l’intramontabile Valentino; e dal mondo della musica Justin Bieber, Kate Perry e, su tutti, uno Sting a sorpresa. Divertenti anche le partecipazioni in piccoli ruoli di star del cinema: preziosi Keifer Shuterland, amato deluso del biondo Hansel, e Susan Sarandon, che sorprende con un’autocitazione divertentissima. Zoolander 2 conferma la formula vincente di Ben Stiller: stupido in modo assurdo è sinonimo di divertente in modo assurdo.


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