Manny ed Ellie stanno aspettando la nascita del loro primo cucciolo, e il nuovo arrivo rischia di sconvolgere gli equilibri del branco: Diego, temendo di aver perso lo smalto di un tempo, desidera tornare alla vita selvaggia, mentre Sid decide di sperimentare anche lui l’esperienza della “maternità” prendendosi cura di tre uova di dinosauro trovate per caso. Ma la vera madre dei cuccioli non è affatto felice della scelta: trascinando con sé il bradipo pasticcione, costringerà anche i suoi compagni ad avventurarsi in una valle perduta nel sottosuolo dove mille sorprese e pericoli li attendono. Terzo episodio di una delle saghe di culto del cinema di animazione degli ultimi anni, L'era glaciale 3: L'alba dei dinosauri arriva nelle sale italiane dopo il successo inaspettato della prima pellicola ed un sequel che aveva saputo raddoppiare gli incassi della precedente apparizione. La formula che aveva portato al successo i due sequel continua a funzionare piuttosto bene, anche grazie alla presenza di tutta una serie di variazioni che intervengono per evitare il senso di sazietà nello spettatore. La prima cosa che salta agli occhi è infatti rappresentata dalla forte carica demenziale che abbonda in molte sequenze: se nel primo episodio prevaleva un'ilarità piuttosto posata e soffice, e nel secondo emergevano similarità con lo stile classico della commedia umoristica americana, ora l’intero film è attraversato da una corrente impetuosa di battute e giochi di parole, la cui densità è tale che se pure non si viene particolarmente colpiti da una gag, subito ne interviene un’altra migliore. Il ritmo decolla soprattutto nella seconda parte del film, quando l’ingresso in scena di determinati personaggi provoca un’autentica escalation comica dinnanzi alla quale risulta veramente arduo riuscire a trattenere le risa. La caratterizzazione dei nuovi elementi del cast riserva infatti le sorprese più piacevoli: laddove alcuni di essi appaiono di poco spessore e tutto sommato trascurabili (mi riferisco in particolar modo ai rettili preistorici), un discorso a parte va fatto per l’energico Buck, irresistibile donnola tanto avventurosa quanto fuori di testa. Significativa inoltre la presenza della scoiattola Scrattina, nuovo tormentone splapstick, e anche della dolcissima Pesca, che in una manciata di secondi riesce a rubare la scena a tutto il resto del branco. Un ulteriore aspetto che merita di essere sottolineato consiste inoltre nell’impressionante mole di citazioni spalate nella pellicola, che farà la gioia di cinefili ed appassionati: in questo modo laddove il pubblico più giovane saprà apprezzare la simpatia dei protagonisti e l’ilarità delle loro disavventure, gli spettatori più smaliziati potranno trastullarsi nella ricerca delle fonti di ispirazione (spesso insospettabilmente alte) dei motteggi e delle situazioni disseminate qua e là nei novantaquattro minuti della visione. Al di là delle innovazioni e dei pregi che rendono questo terzo capitolo complessivamente convincente, non è possibile non rilevare tuttavia alcuni limiti: l’intensificazione del ritmo e la frenesia incalzante con cui gli sketch si susseguono l’un l’altro hanno comportato necessariamente il sacrificio dello spazio concesso ai personaggi, che rischiano così di risultare superficiali. Si ha infatti la viva impressione che siano le situazioni a prevalere sui protagonisti, e non viceversa; anche gli intermezzi di Scrat appaiono meno brillanti del solito: l’introduzione della scoiattolina (nemica/amica), e il relativo dilemma che gli impone la drammatica scelta tra la fidanzata e l’amata ghianda, hanno il pregio di rappresentare in modo parodistico una situazione di coppia a dir poco aspra e litigiosa, ma il tutto avviene purtroppo a detrimento di quell’iperbolica visionarietà che aveva caratterizzato in passato il personaggio; non mancano inoltre alcuni passaggi narrativi frettolosi e poco giustificabili, anche se l’incedere delle gag contribuisce perlomeno ad alleviarne l’inconsistenza durante la visione. Per quanto concerne poi la tecnologia 3D, il suo utilizzo (previsto solo in un limitato numero di sale) contribuisce indubbiamente ad elevare il senso di coinvolgimento del pubblico, permettendogli di apprezzare alcuni spettacolari virtuosismi grafici (specialmente in un paio di sequenze le quali, proprio grazie all’uso dei magici occhialetti, appaiono stupefacenti); tuttavia, la negazione della visione tridimensionale nulla toglierebbe alla fruibilità dell’opera, che rimane comunque intatta. L’attesa non è stata dunque vana: L’alba dei dinosauri rappresenta un intrattenimento sicuro per tutte le età, un prodotto che farà la gioia di molti (anche se alcune novità potranno far storcere il naso ai fan storici della saga), e sebbene si profili il rischio che il brand si trasformi in un prodotto seriale a rischio d’identità. Ma, data la buona qualità di questo terzo capitolo, non è ancora giunto il momento di preoccuparsi.