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WhiteOut - Incubo Bianco

30/09/2009 11:00

Roberto Semprebene

Recensione Film,

WhiteOut - Incubo Bianco

Il whiteout è un fenomeno naturale per il quale l’intenso candore del panorama innevato (nel caso specifico dell’Antartide) impedisce di percepire l’orizzonte e

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Il whiteout è un fenomeno naturale per il quale l’intenso candore del panorama innevato (nel caso specifico dell’Antartide) impedisce di percepire l’orizzonte e la differenza fra cielo e terra, generando un senso di spaesamento che disorienta e terrorizza chi ne è vittima. Un thriller dovrebbe generare la stessa sensazione nello spettatore, impedendogli di distinguere chiaramente quanto accade e di chi ci si possa fidare davvero. Facile dunque comprendere il parallelismo che questa pellicola, sulla scia dell’intuizione della graphic novel di Greg Rucka e Steve Lieber, tenta di portare avanti.


A pochi giorni dalla chiusura per l’inverno della base “Amudsen-Scott” in Antartide, il detective Carrie Stetko (Kate Beckinsale) è costretta ad un’indagine per omicidio in seguito al ritrovamento di un cadavere in una landa desolata fra la base americana e la “Vodstok”, avamposto scientifico russo. L’indagine prende da subito una brutta piega, rivelando la presenza di un assassino a piede libero in Antartide e di un complotto legato ad eventi accaduti in quelle zone 50 anni prima (di cui, grazie ad un prologo, lo spettatore è testimone). L’evoluzione delle indagini di Carrie la porteranno ad una serie di conflitti interiori legati al passato (impressi grazie a dei vividi flashback), conflitti che inducono la detective a non potersi fidare di nessuno. L’accettazione dell’onere di questa indagine la porterà ad affrontare gli spettri del suo passato e sostenere grandi sacrifici per arrivare alla verità.


Posta in questi termini la trama del film sembrerebbe adatta ad un thriller efficace, capace di giovarsi tanto di un certo approfondimento psicologico dei personaggi quanto dell’interessante contesto nel quale si svolgono gli eventi. La realtà purtroppo vede una messa in scena che pecca sotto tanti aspetti: la poca cura nella stesura della sceneggiatura è il presupposto di situazioni poco comprensibili e giustificabili; i dialoghi sono banali e per di più risentono di un doppiaggio di bassa qualità; la recitazione carente della maggior parte degli attori, a cui un’accettabile Beckinsale non può sopperire da sola, accentua la sensazione di trovarsi di fronte ad un prodotto poco curato. Se si aggiunge la totale mancanza di ritmo - che uccide sul nascere la tensione - e il ricorso telefonato ai cliché del genere si comprende come una tale esasperazione può indurre lo spettatore a capire tutto ancor prima che succeda. Inoltre, gli effetti speciali non aggiungono nulla di rilevante alla narrazione. Il film diretto da Dominic Sena non si dimostra insomma in grado di ricalcare il successo del pluripremiato racconto a fumetti, presentandosi come uno scialbo e incongruo action-thriller.


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