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Once - Una volta

02/01/2010 12:00

Emidio De Berardinis

Recensione Film,

Once - Una volta

Dublino...

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Dublino. Lui (Glen Hansard) è un cantautore che di giorno aiuta il padre a riparare elettrodomestici mentre nelle ore libere suona in piazza; lei (Markéta Irglová), una giovane straniera che sogna di tornare a suonare il piano quando di giorno vende fiori per strada. Una sera si ferma incantata ad ascoltare la voce e la musica del giovane, mette dieci centesimi nella custodia della chitarra e i due iniziano insieme un percorso attraverso la musica che viene dall’anima, arrivando addirittura ad incidere un disco.


Once è una pellicola che emoziona attraverso la forza della semplicità. Costato circa centomila dollari, girato con due videocamere digitali leggere, ha vinto un Oscar per la miglior canzone originale (Falling Slowly), stupito critici ed è stato acclamato ai festival più importanti. Eppure i suoi personaggi non hanno neanche un nome. È la storia di un ragazzo e di una ragazza che amano la musica e affrontano il loro passato attraverso le melodie. I dialoghi sono semplici, trascurabili; le parole, come nella realtà sono insufficienti e inadeguate. I due protagonisti vivono una vita facilmente riconoscibile: un riparatore di elettrodomestici, una venditrice di fiori; nella pellicola non c’è nulla di patinato, nessun luogo comune del cinema conosciuto. La forza di Once risiede nell'abbandonare ogni residuo interno di materialismo poiché spinge ad andare oltre i problemi quotidiani attraverso le piccole cose: uno sguardo, un sorriso, una passeggiata. Conoscersi attraverso il silenzio, oltre le parole che minimizzano e creano una barriera alla propria interiorità. Creare un legame attraverso le note e fare l’amore attraverso la musica. La scelta del regista - l’ex bassista John Carney - di girare con la videocamera a mano, presta un’aura di realtà e allo stesso tempo di leggerezza. Ed è qui che l'atmosfera diventa unica, combattuta tra tormento e fragile speranza. Once, più semplicemente, regala qualcosa al cinema. Un piccolo capolavoro che racconta un episodio quotidiano non artefatto, in grado di comunicare attraverso la spiritualità della musica giacché autentico persino nella scelta dei suoi attori, veri musicisti abituati a questo tipo di feedback. Un cinema verità e un modo nuovo e interiore di comunicare. Un musical diverso, moderno.


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