Jenny Miller (Carey Mulligan) vive a Twickenham, quartiere periferico di Londra, all’inizio degli anni ’60. Jenny è una ragazza molto intelligente che sa esattamente dove vuole arrivare e che, per raggiungere il suo obiettivo, l’unica strada percorribile è quella del duro lavoro e dello studio. Spinta dal padre (Alfred Molina) Jenny dedica la maggior parte delle sue giornate ai libri ed alla musica di cui è grande appassionata. Un giorno, mentre sta tornando da scuola, incontra David Goldman (Peter Sarsgaard) che si offre di riaccompagnarla a casa con la sua Bristol fiammante. I due iniziano a frequentarsi e David da subito incanta Jenny con tutto ciò che ha sempre sognato: concerti di musica classica, aste di opere d’arte, Parigi e soprattutto una piena immersione in quella Londra bohemien che non si studia sui libri. Le convinzioni della giovane ragazza crollano, perché studiare tanto quando si può ottenere la stessa felicità semplicemente frequentando David? Diretto dalla regista danese Lone Scherfig, An Education è soprattutto frutto della sceneggiatura di Nick Hornby. Lo scrittore inglese, autore di libri come Febbre a 90, About a Boy ed Alta fedeltà , si è largamente ispirato alle memorie della giornalista Lynn Barber per cimentarsi nella sua prima sceneggiatura cinematografica. Chi conosce Hornby è in grado sin dalle prime scene di riconoscere i tratti comuni presenti in tutte le sue opere: una grande conoscenza dell’Inghilterra, di Londra e dintorni in particolare, un’enorme attenzione all’educazione, non solo sociale, ma soprattutto culturale, musicale ed artistica, ma più di tutto dei dissidi familiari che rendono i protagonisti delle sue composizioni essenzialmente soli, e che per questo cercano lo slancio sociale proprio nella cultura e nell’arte. Tutti questi elementi rendono An Education un’opera indissolubilmente legata alla creatività dello scrittore e sceneggiatore inglese, poiché Jenny Miller è fondamentalmente una ragazza che, spinta dalle ossessioni paterne di frequentare Oxford ed essere sempre la migliore in tutto, ha trascorso la giovinezza chiusa nella sua stanza, sognando attraverso le canzoni di Juliette Gréco. Tutto ciò fino all’arrivo di David, una sorta di diavolo tentatore dai modi affabulatori, che attraverso il suo savoir-faire fa vacillare quei punti fermi che fino ad allora davano alla sua vita un senso. Spunto interessante nella pellicola della regista danese è proprio Carey Mulligan, descritta dalla critica come novella Audrey Hepburn, che stupisce per la semplicità e la freschezza con cui interpreta un ruolo colmo di dissidi interiori senza strafare ma lasciando spesso che siano le sue espressioni a comunicare le sensazioni della protagonista. Molto bella la fotografia di John De Borman che riesce ad imprimere splendidamente i repentini cambiamenti climatici tipicamente inglesi e che poi esplode in una varietà tonale molto calda quando i due amanti visitano Parigi. Il vero problema del film è come inquadrarlo: se visto come la semplice storia di Jenny Miller, il film può risultare al di sotto delle aspettative, non essendo la trama un punto focale tale da far sobbalzare gli animi degli spettatori; ma se lo si vede come un plot semplice dalla varietà di spunti eterogenei, il film si dimostra un piacevole e affabile lavoro.