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Promettilo!

12/02/2010 12:00

Roberto Semprebene

Recensione Film,

Promettilo!

Un caravanserraglio colorato e fracassone è la migliore – e più rispettosa – metafora del nuovo lavoro di Emir Kusturica, una commedia che costruisce la propria

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Un caravanserraglio colorato e fracassone è la migliore – e più rispettosa – metafora del nuovo lavoro di Emir Kusturica, una commedia che costruisce la propria identità ondeggiando fra la parodia, il surrealismo e una becera grossolanità.


Tsane è un ragazzo che vive nella campagna serba con il nonno, in un paesino dov’è l’unico studente di una scuola in procinto di essere chiusa. Malgrado appaia in ottima salute e ancora capace di difendere la donna di cui è innamorato – che sarebbe poi la maestra di Tsane – dagli assalti di un irriducibile spasimante, il nonno ha paura per suo nipote, per cosa potrà accadergli una volta che lui verrà meno. L’arzillo vecchietto decide dunque di mandarlo in città, dove il ragazzo dovrà mantenere tre promesse: dopo aver venduto la mucca Cvetka, dovrà comprare un’icona di San Nicola, comprarsi un regalo e soprattutto trovare una ragazza che diventi sua moglie. Tsane parte dunque alla volta della città, dando inizio ad un cammino di crescita che in breve tempo lo vedrà confrontarsi con la dura realtà cittadina, con la malavita e i bassifondi, nel tentativo di conquistare l’amore della bella Jasna.


La trama di Promettilo! è dunque aderente al più classico sviluppo di una favola, dove il protagonista è investito di un incarico da portare a termine con le proprie capacità, a dispetto delle azioni dei suoi opponenti e con l’aiuto di alcuni alleati. Se la trama può risultare semplice, la messa in scena del regista serbo è tutt’altro che scontata, sebbene in questo caso ciò non voglia dire che risulti piacevole: la storia si sviluppa in modo confuso, la descrizione dei personaggi è grossolana, alcune scene risultano inconcludenti, gli spunti comici sono caratterizzati da una demenzialità e da riferimenti sessuali di bassissimo livello, quelli critici sono talmente plateali e banalizzanti da non avere consistenza. Il tenore dei dialoghi oscilla fra lo scontato e l’assurdo e, per concludere, gli elementi di surrealismo inseriti non si amalgamano con il resto del film, apparendo del tutto gratuiti.


Kusturica gioca col medium cinematografico come potrebbe fare un bambino, ma il risultato è un film che non si riesce ad apprezzare e il cui intento parodistico e sognatore, se effettivamente tale, non riesce a trasparire. La sensazione è che ci fosse la volontà di realizzare un prodotto di critica imbrigliato in vesti formali assimilabili a quelle del Big Fish di Burton o Il favoloso mondo di Amelie di Jeunet, ma il risultato è più simile ad una sorta di sofisticata puntata del Benny Hill Show. Il simpatico accompagnamento musicale e la bellezza di alcune scene non sono sufficienti a dare maggiore dignità ad un film che sembra tanto uno scherzo mal riuscito.


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