Vincitrice della migliore regia all'ultimo Festival di Cannes, L'inganno è la storia di un gruppo di donne del Sud rifugiate in collegio in mezzo ai boschi durante la Guerra di Secessione americana. Questo idillio, tra lezioni di francese e la cura del giardino, viene interrotto dal ritrovamento del soldato nordista McBurney (Colin Farrell) da parte di una delle più giovani ragazze del collegio. L'arrivo di un uomo nella casa darà adito a un crescendo di tensioni e invidie. Tratto dal romanzo A Painted Devil di Thomas P. Cullinan del 1966 e dal film La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel, L'inganno ci riporta, come nella migliore della tradizione cinematografica della Coppola, in un microcosmo di donne. Da Il Giardino delle Vergini Suicide (1999) a Marie Antoinette (2006), la regista ha interesse a indagare le reazioni e i sentimenti femminili. In questo particolare caso viene analizzato come l'arrivo di un uomo all'interno di una casa abitata da sole donne dia adito a tensioni, sia sessuali che violente. Se prima le ragazze giravano per casa trasandate e senza cura dell'aspetto fisico, con l'arrivo di McBurney le donne cominciano a interessarsi del loro aspetto all'interno della casa. L'attrazione è inevitabile e, in modo diverso a seconda delle età, le donne si ritrovano in mezzo a un clima teso e aggressivo. C'è la ragazza romantica Edwina (Kirsten Dunst), che pensa di amare il soldato e che viene sedotta e manipolata; l'adolescente ribelle Alicia (Elle Fanning), inevitabilmente attratta da qualcosa che sembrerebbe non aver mai visto, come anche Miss Martha (Nicole Kidman), la più matura, da molti anni lontana da un corpo maschile. Infine c'è l'innocenza della piccola Amy (Oona Laurence), che non riesce a lasciare quell'uomo ferito in mezzo ai boschi, che vorrà come suo migliore amico e il quale sarà anche la sua prima delusione. Un'insieme di emozioni e tensioni che sembra giocare a favore dell'uomo, ma che ci ricorda come una donna ferita (o peggio, un gruppo di donne!) non sia mai da sottovalutare. Riunendo due delle sue attrici preferite, Kirsten Dunst e Elle Fanning, insieme a Nicole Kidman, Sofia Coppola porta sullo schermo un thriller "antropologico" che indaga la reazione delle donne al cospetto di un uomo. Il cambiamento radicale, le trasformazioni fisiche, i voli pindarici e l'attrazione comune a qualsiasi età femminile. E proprio laddove sembra facile per l'uomo prendere il controllo della situazione, la Coppola ci ricorda la sua fiducia nel genere femminile: in pericolo e coalizzate, anche le donne possono essere pericolose. Del resto, ogni innocenza in tempo di guerra viene persa e vengono a galla i comportamenti più animaleschi del comportamento umano. Suspance alla Hitchock e musica quasi inesistente: le giornate delle donne, all'inizio scandite solo dal rumore degli insetti e dalle esplosioni lontane della guerra, si fanno sempre più tese. La regia ricostruisce perfettamente questo crescendo, come anche la condizione di isolamento: girato su pellicola, in un formato vintage 1:66/1, il risultato porta a un impeccabile senso di oppressione che ci consente di concentrarci sul linguaggio del corpo dei personaggi.