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Rapunzel - L'intreccio della Torre

17/03/2017 12:00

Lorenzo Pedrazzi

Recensione Film,

Rapunzel - L'intreccio della Torre

Il cinquantesimo lungometraggio animato della Disney

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Un raggio di sole fecondò la terra, e dal suo seme nacque un fiore: un fiore dai poteri miracolosi, in grado di curare le ferite e restituire la giovinezza a chiunque, avvicinandosi, intonasse i versi di una canzone. Utilizzato per salvare la vita alla regina, che rischiava di morire di parto, il fiore trasmise il suo potere alla nascitura, Rapunzel, una bimba dai lunghi capelli dorati. Ma non appena l'infida Gothel, un'anziana donna che aveva gelosamente custodito il fiore per sé, scoprì che i capelli della piccola avevano le stesse proprietà magiche, la rapì e la rinchiuse in una torre segreta, alta e inaccessibile, convincendola di essere la sua vera madre. Negli anni, Gothel ha sfruttato i poteri di Rapunzel per ritrovare la giovinezza, ma ora la ragazza è una vivace e curiosa diciassettenne, ansiosa di vedere il mondo; e l'arrivo fortunoso di Flynn Ryder, ladro astuto e sbruffone, potrebbe stravolgere la sua vita per sempre.


Passato, presente e futuro s'intrecciano nel cinquantesimo lungometraggio animato della Disney, destinato ad aggiungersi alla già folta schiera di classici che la casa di Burbank ha generato in più di settant'anni di storia (Biancaneve e i sette nani, il primo, è del 1937). Non sorprende che nel 2006, quando John Lasseter prese le redini del dipartimento creativo, molti alla Disney si stessero chiedendo se fosse più opportuno realizzare Rapunzel - L'intreccio della Torre in animazione manuale o al computer, poiché all'interno della storia - solo ispirata alla fiaba dei fratelli Grimm - convivono manifestamente due anime complementari: tradizione e innovazione, che si rincorrono nell'alternanza fra una tipica romance disneyana, interludi cantati, una protagonista moderna e un umorismo a tratti surreale, culminante nel folle numero musicale con i fuorilegge (dal cuore d'oro) che popolano la locanda più malfamata del regno. La scelta dell'animazione computerizzata si è rivelata vincente per restituire la solidità materica dei corpi e la lucentezza fibrosa dei capelli di Rapunzel (in questo senso, anche il 3D offre un piccolo contributo), ma i legami con la classicità non si sono sciolti nemmeno nell'approccio iconografico, che soprattutto nelle vedute panoramiche conserva un tratto tipicamente pittorico: i colori sfumano, i dettagli si dissolvono, e l'effetto è quello - piacevole e fiabesco - di una generalizzata rarefazione dei particolari, radicalmente opposta alla precisione matematica del digitale, e ispirata al rococò francese di Jean-Honoré Fragonard (nello specifico a un dipinto del 1766, L'altalena).


Il coloratissimo apparato visivo dunque funziona e diverte, tenendo il passo con una narrazione ritmata che si concede solo alcune doverose pause romantiche (di grande impatto la sequenza con le lanterne fluttuanti, apice di romanticismo Disney in tempi recenti) e segmenti musical non troppo insistiti, sui quali grava qualche incertezza nell'adattamento italiano delle strofe (ma senza pregiudicare la fruizione, che resta gradevole). La struttura del racconto è piuttosto tradizionale - anche nella gestione dei personaggi: un antagonista principale, animali come spalle comiche... - ma il brio e lo humour (seppure a tratti stereotipato) sono di carattere assolutamente contemporaneo, e transgenerazionale nel senso che vi hanno attribuito Dreamworks e Pixar; fermo restando, però, che nella prospettiva di Rapunzel - L'intreccio della Torre il pubblico dei più piccoli sia sempre il destinatario privilegiato, e che le magie artistico-emotive della Pixar siano distanti mille miglia. Ovviamente. Segno di modernità è anche l'intraprendenza di questa nuova principessa Disney, lontana dalla passività delle sue illustri progenitrici: Rapunzel non attende di essere salvata, ma si cala dalla torre e affronta l'avventura in un ruolo attivo, nel pieno solco dei migliori viaggi di formazione adolescenziale. Lasciare la torre è un po' come lasciare il nido e abbracciare la vita adulta, magari anche con un taglio di capelli più audace; non si dice spesso che un nuovo taglio corrisponda a una svolta esistenziale nella vita di una donna? Forse, nel caso di Rapunzel significa semplicemente iniziare a viverla, una vita propria.


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