In un indeterminato futuro prossimo gli esseri umani vengono privati della capacità di provare emozioni; un organo legislativo conosciuto come il Collettivo infatti impedisce al singolo individuo di instaurare relazioni con i suoi simili tramite la somministrazione di particolari medicine inibitorie. Chi viene beccato a interagire in maniera considerata indecorosa rischia di essere deportato con alte probabilità di morire. Il cittadino Silas, addetto come illustratore per una prestigiosa azienda, nota però nella sua collega Nia il manifestarsi di sentimenti e comincia a provare egli stesso un'inarrestabile attrazione per la ragazza. Tra i due nasce un amore corrisposto che è costretto a rimanere nascosto, con il rischio di essere scoperti che diventa sempre più alto giorno dopo giorno e l'imminente somministrazione globale di una nuova "cura" in grado di eliminare permanentemente qualsiasi emozione. Una trama che potrebbe essere uscita da qualsiasi episodio della serie televisiva Black Mirror, un racconto distopico che cita atmosfere narrative da classici della letteratura (e in seguito anche del cinema) quali 1984 e Romeo e Giulietta. Equals, sesta prova dietro la macchina da presa dell'apprezzato regista californiano Drake Doremus, è una storia romantica ambientata in un contesto sci-fi, guardante sì al contesto young-adult ma con una maturità più accentuata che si eleva nei novanta minuti di visione, giocati sull'amore impossibile in divenire tra i due giovani protagonisti. Una messa in scena volutamente fredda, a rappresentare il vuoto emotivo che permea questo mondo disumanizzato, con un'ambientazione in cui il colore bianco si rivela quale onnipresente e accecante limitazione al sorgere dei sentimenti, in cui ogni individuo è costretto a seguire regole rigide e apatiche al fine di mantenere lo proprio status quo e, nei casi più estremi, la vita stessa. Gli incontri di notte nei bagni, unico luogo almeno inizialmente sicuro per celare al mondo la loro crescente passione, tra Silas e Nia sono l'unico momento liberatorio di una coppia decisa a progettare la fuga pur di salvaguardare la loro relazione, con ogni rischio che questo comporta. Rischio corso dallo stesso cineasta che opta per uno stile anti-enfatico all'interno di una trama lineare in cui sia i personaggi di contorno che il background di questo prossimo futuro sono volutamente spogli di sfumature, incentrando l'istinto empatico nella gestione dei due protagonisti. Ed è soprattutto Kristen Stewart a calarsi con la giusta dolenza in un ruolo dalle mille insidie, dosando al meglio quel senso di disobbediente sottrazione che la figura richiedeva trovando il modo, grazie anche all'avvolgente e tempista accompagnamento sonoro di suscitare insperati sussulti in un film che se preso col giusto spirito ha un notevole e destabilizzante fascino ipnotico.